Guerra in Ucraina

"Processare Putin? C'è una sola strada. Ma è improbabile che vada in aula"

É l'appello lanciato dal professore Marco Pedrazzi, tra i maggiori esperti italiani di diritto internazionale, affinché non vengano cancellate le prove dei crimini commessi in questi giorni in Ucraina

"Processare Putin? C'è una sola strada. Ma è improbabile che vada in aula"

Raccogliere prove, documenti e analisi di medicina legale. Marco Pedrazzi, docente dell’Università degli Studi di Milano Statale e tra i maggiori esperti italiani di diritto internazionale, sottolinea come questa sia l’unica strada per processare Putin, qualora si accertasse la sua responsabilità. Allo stesso tempo, però, ritiene difficile, pur essendo stati commessi crimini di guerra e contro l’umanità, a meno che ci sia un cambio di governo, che lo Zar possa presentarsi davanti ai giudici dell’Aia.

Dopo la pioggia di fuoco sull’ospedale pediatrico di Mariupol e le fosse comuni di Bucha, la Corte Internazionale penale con sede all’Aia potrà perseguire i responsabili?

“La Corte si è già attivata sulla questione. Sono state avviate le indagini. Tra l’altro su richiesta di 41 Stati, inclusa l’Italia. È la prima volta che accade nella storia. Bisognerà, però, considerare ciò rapportandolo all’esercizio della giurisdizione da parte dei magistrati interni. La Corte ha solo un ruolo complementare rispetto ai giudici interni. Sappiamo, comunque, che considerando le circostanze attuali, gli stessi ucraini stanno velocizzando le ricerche sui crimini commessi”.

Come formare le prove su quanto accaduto?

“Le prove devono essere raccolte in modi diversi. Vanno presentate nel processo davanti ai giudici. È chiaro, però, che gli elementi vanno raccolti prima da parte degli investigatori a servizio del procuratore della Corte penale internazionale, raccogliendo testimonianze, andando sul luogo, facendo rilevazioni”.

A cosa fa riferimento?

“All'esame dei siti, alle analisi di medicina legale sui cadaveri piuttosto che sulle lesioni dei feriti, alla raccolta di documenti. Sono tanti gli strumenti che possono e devono essere utilizzati. L’importante è non perdere tempo. Altrimenti si rischia che qualche elemento possa venir meno”.

Qualora i reati venissero accertati, così come anche il coinvolgimento del governo, sarà possibile portare Putin in tribunale?

“In teoria sì, ma non è detto poi che Putin venga direttamente indagato. Il problema, comunque, è che fino a quando sarà a capo del governo russo è molto difficile ipotizzare che possa essere arrestato e portato davanti a un tribunale. Nella Corte penale internazionale, però, gli imputati devono essere presenti in aula”.

Come superare il problema?

“A meno che non ci sia un cambio di regime in Russia, non è ipotizzabile che il presidente russo venga consegnato alla Corte dell’Aia”.

Zelensky ha detto 'l’Onu ci protegga o si sciolga'. È d’accordo con queste dichiarazioni?

“Mi sembrano abbastanza forti, pur essendo del tutto comprensibili nel caso del presidente Zelensky, che si trova a governare una situazione di difficoltà estrema. Non credo, comunque, che la soluzione dei problemi possa essere conseguita con lo scioglimento delle Nazioni Unite”.

Oltre le sanzioni, quale strumento, utilizzando il diritto, può essere adottato per fermare le atrocità?

“Temo che le soluzioni al conflitto siano politiche. Non credo che il diritto internazionale offra strumenti che possano portare di per sé a risolvere il conflitto”.

Quali e quanti reati però possono essere attribuiti a Mosca?

“Quali reati sono stati commessi è impossibile dirlo prima che siano svolte attente indagini e valutazioni di ogni singolo fatto. Detto ciò, mi pare evidente che siano stati commessi gravi crimini, sia di guerra che contro l’umanità. Ciò è evidente in almeno alcune delle circostanze riportate in queste settimane”.

Non si ritrova, quindi, con le tesi negazioniste diffuse negli ultimi giorni?

“Mi sembrano insostenibili.

È chiaro, poi, che ogni singolo fatto va accertato con la raccolta delle prove”.

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