Cronache

"Fatima forse è morta di malattia in Siria"

Nel processo d'appello, Marianna Sergio, anche lei convertita all'Islam, sorella di Fatima, la foreing fighter italiana partita per la Siria a combattere con l'Isis, dubita che la ragazza sia ancora viva

"Fatima forse è morta di malattia in Siria"

“Non credo che mia sorella Fatima sia ancora viva, perché era malata". Ne è convinta Marianna Sergio, sorella di Maria Giulia 'Fatima' Sergio, la foreign fighter italiana partita in Siria per combattere con l’Isis e condannata in primo grado a 9 anni per terrorismo internazionale.

La sorella Marianna, già condannata in primo grado a 5 anni e 4 mesi, oggi ha testimoniato in videoconferenza dal carcere di San Vittore dove è rinchiusa dal 2015. "Sono contro qualsiasi atto di matrice terroristica o politica - ha detto ribadendo la sua innocenza -, il terrorismo non c'entra con l'Islam. Guardandomi indietro, mi rendo conto di essere stata ingenua. Io e la mia famiglia volevamo solo riunirci pacificamente a Maria Giulia che era in Siria per starle vicino e per completare la nostra fede. Mai avrei pensato che andare in Siria fosse un reato. Oggi non credo che rifarei quello che ho fatto".

La giovane è accusata di avere organizzato il viaggio per la Siria suo e dei genitori con lo scopo di unirsi alla sorella Maria Giulia nella lotta al fianco dei terroristi dell'Isis. La madre, Assunta Sergio, è morta prima dell’inizio del processo, mentre il padre, Sergio, è stato condannato a 4 anni assieme a Fatima col rito ordinario. Marianna Sergio descrive la sorella “come una persona che non conosce niente della nostra religione, come un ignorante”. “Non vedevo l'ora di chiudere la telefonata”, dice riferendosi alla chiamata in cui la sorella inneggiava agli attentatori del museo del Bardo. “Lei era diventata aggressiva dopo gli arresti, voleva che andassimo in Siria anche perché temeva rappresaglie su di noi se fossimo rimasti in Italia", ha affermato. L'imputata ha poi spiegato che i suoi genitori volevano andare in Siria anche per stare vicini alla figlia che soffriva da tempo di una malattia.

La procura di Milano, però, non le crede e la pg Nunzia Ciaravolo ha chiesto ai giudici della Corte d'Assise d'Appello di confermare le condanne inflitte in primo grado per Marianna Sergio e per altri tre imputati il 23 febbraio dell'anno scorso scorso. La gup Donatella Banci Buonamici, come ricorda Repubblica, aveva condannato Marianna a 5 anni e 4 mesi di carcere, Arta Kakabuni e Baki Koku, zio di Aldo, marito di Fatima, rispettivamente a 3 anni e 8 mesi e a 2 anni e 8 mesi. Infine, Lubjana Gjecaji era stata condannata a 3 anni. Tutte pene che il pg chiede di ribadire "per l'assoluta gravità dei fatti: riteniamo che siano adeguate - ha detto la pg - per l'adesione ai principi dell'Isis, per la messa a disposizione totale di questa ideologia e per la piena partecipazione all'organizzazione terroristica.

Dalle intercettazioni, abbiamo saputo anche che c'era la disponibilità a uccidere in Italia".

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