Cronache

Foggia, duecento migranti senz'acqua occupano la cattedrale

Vivono nel gran ghetto di Rignano, Emiliano sotto accusa replica: "Non agevolo abusivismo e criminalità"

Foggia, duecento migranti senz'acqua occupano la cattedrale

Hanno deciso di occupare la cattedrale di Foggia duecento immigrati residenti (si fa per dire) nell'ex gran ghetto, la baraccopoli abusiva che sorgeva nelle campagne di Rignano Garganico. Sono da un mese senz'acqua e hanno attuato una protesta, seppur in modo pacifico, occupando la chiesa madre del capoluogo dauno.

Oggi, a seguito di alcuni tragici e devastanti incendi, i migranti sono tornati ad abitare la zona utilizzando tende piantate lì dove sorgevano le baracche. L'obiettivo preso di mira dai migranti, però, ha un nome, Michele Emiliano, il governatore della Puglia che non permette di mandare autobotti sul campo per affrontare l'emergenza siccità. "Il Gran Ghetto è stato sgomberato pochi mesi dalle forze di polizia a seguito della denuncia da parte della Regione Puglia relativa lal'occupazione abusiva dell'area da parte di una organizzazione criminale dedita allo sfruttamento della prostituzione, allo spaccio di sostanze stupefacenti e al caporalato.

La Regione Puglia ha deciso di non agevolare in nessun modo l'attività dell'associazione mafiosa che occupa e gestisce il cosiddetto gran ghetto, sulla quale sta indagando la Direzione Distrettuale Antimafia su denuncia della stessa Regione Puglia" ha dichiarato Emiliano. "Questa decisione - ha continuato il governatore- è stata presa di concerto con la Magistratura, il Ministero degli Interni, il Questore ed il Prefetto, proprio per evitare che i reati attribuibili alla associazione criminale che gestisce detta occupazione delittuosa siano portati ad ulteriori conseguenze. Non esiste per questa ragione alcun accordo tra la Regione Puglia e gli occupanti abusivi del ghetto finalizzato alla distribuzione dell'acqua. Ogni atto che favorisca il permanere dell'occupazione abusiva rischia di costituire concorso nei reati permanentemente commessi nel campo". La fornitura di acqua c'è già stata altre volte, ma durante l'estate per evitare rischi sanitari.

A quanto pare, però, l'erogazione non dipende esclusivamente dal presidente della Regione che ha detto ancora: "Se il Prefetto di Foggia riterrà ancora necessario reiterare queste forniture, l'Acquedotto pugliese le effettuerà immediatamente" al netto del fatto che "l'occupazione abusiva del Gran Ghetto non può essere ulteriormente consentita".

Emiliano ha inoltre sottolineato che l'occupazione della chiesa non aveva un motivo fondato, in quanto "tutte le persone attualmente presenti nel gran ghetto possono essere alloggiate a loro richiesta in civili strutture di accoglienza messe a disposizione dalla Prefettura e anche in collaborazione con i Comuni e la Regione. Non ci faremo prendere in giro né ci piegheremo all'uso minaccioso che viene fatto da questi sconosciuti di espedienti mediatici intesi a mettere in cattiva luce le istituzioni, che invece stanno facendo pienamente il loro lavoro come ha potuto attestare ieri il ministro dell'Interno durante il Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica".

Insomma alla fine il governatore ha puntato il dito non solo contro i migranti, ma anche contro il Sindacato Usb che ha organizzato e sostenuto la manifestazione. C'è un problema decisivo: vivere in campagna agevola i migranti, ironia della sorte, nella possibilità di trovare un lavoro. Quello nei campi gestito dai caporali. Ma un'alternativa a questo lavoro da schiavi c'è? Ci sono dei piani di reale integrazione occupazionale per loro? O i migranti sono costretti ad accettare le proposte di aguzzini perchè non hanno alternative? La lotta alla mafia, all'abusivismo, al caporalato devono essere giustamente portate avanti, ma ci sono alternative valide per sconfiggerli? E torniamo sempre sulla stessa domanda: l'Italia ce la fa a mantenere i nuovi arrivati? Intanto quei migranti nella cattedrale di Foggia, duecento, sono solo una piccolissima parte come sappiamo.

Hanno anche scritto una lettera a papa Francesco.

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