Q uesto governo combinato senza amore, per necessità, come un matrimonio di interesse, si regge spacciando se stesso come un antivirus. È la sua giustificazione morale. Siamo qui per debellare l'anomalia, l'intruso, la malattia, il monatto. Il resto è superfluo. È un potere che si legittima come comitato di salute pubblica. È per questo che non si può andare al voto, perché sarebbe come lasciare le porte aperte al contagio e all'epidemia.
Il Conte bis nasce come vaccino contro il sovranismo. È la cura per il mal Salvini, per scongiurarne i sintomi: porti chiusi, like, spiagge, mojiti e pieni poteri. Il Conte ter, dovesse mai uscire dal laboratorio, serve ad andare ancora più in profondità. L'attuale vaccino, infatti, ha rianimato un vecchio virus della stessa famiglia dei «mattei»: il renzismo. È un virus instabile, aggressivo, rissoso, meno potente rispetto al passato, ma con un alto potere di ricatto. Per isolarlo e renderlo innocuo si sta pensando di ricorrere a organismi piuttosto diffusi in politica, il termine scientifico che li definisce è coniuratis, ma sono conosciuti come «responsabili». Stanno lì, quando serve, come risorsa per tenere a galla la legislatura, amici di tutti e di nessuno, si accontentano di un paio di ministeri. La cosa strana è che gli stessi ricercatori che adesso li indicano come inestimabile fonte di senso del dovere, un tempo li consideravano il male oscuro della democrazia. Non c'è da stupirsi. È l'antica linea sottile che divide il farmaco dal veleno. Solo che in questo caso la differenza la fa la mano del medico. Se chi lo usa è mancino il rimedio è buono, altrimenti è roba da ciarlatani. Pazienza.
Non bisogna cercare la logica dove non c'è. I governi Conte sono in fondo un romanzo d'appendice scritto male, un fotoromanzo surreale. L'apparizione di questo personaggio senza passato politico è già un colpo di scena. Salvini sceglie di andare al governo con Di Maio, sdoppiando la realtà del centrodestra. Berlusconi e Meloni sono amici solo sul territorio, ma a livello nazionale stanno dall'altra parte. Matteo e Giggino governano ma non si fidano l'uno dell'altro. Serve un patto, un contratto, una carta scritta. Allora spunta come premier una sorta di notaio. Chi è? Boh, un amico di Bonafede. Che fa? L'avvocato di affari. È uno con le mani in pasta con lobby e finanza. Vabbè, ma mica si può presentarlo così? Diciamo che un avvocato del popolo. Ah, come Robespierre. Sì, solo che la ghigliottina la portano altri.
Giuseppino Conte chiaramente debutta come devoto professionista a Cinque Stelle. A lungo sembra che stia a Palazzo Chigi come una comparsa. Il governo ha la faccia e le felpe di Salvini. Conte però lavora, gira, fa l'amico con tutti, tranquillizza Casaleggio, cerca di non andare a muso duro contro il Pd, ma soprattutto finisce per fare le ore piccole con Macron e la Merkel, sorseggiando rassicurazioni e promesse. Io populista? Scherziamo. Io sovranista? Quando mai, io sono europeista dai tempi di Carlo Magno. Insomma, lavora per il connubio.
Quando Salvini si ubriaca di Papeete, Conte non cade con lui, ma alza i pugni rivendicando una strana equazione politica. Io, Giuseppe, ero sì formalmente il premier, ma di fatto ero il capo dell'opposizione del becero governo autoritario del capo leghista e post fascista. Io, afferma, sono l'antivirus. E comincia a cantare Bella ciao. Il bello, o il brutto, è che tutti ci credono.
L'estate sta finendo e nessuno ha voglia di andare alle elezioni. Chi salverà la legislatura? Matteo. L'altro Matteo. Renzi non è più il segretario del Pd, ma dal cilindro tira fuori l'ideona. Andare al voto? No, qui serve un governo di liberazione nazionale. Una sorta di Cln post Mussolini. Il vento della resistenza risveglia Zingaretti, che già si vedeva sconfitto alle elezioni, ma in nome della democrazia arriva perfino a fidarsi di Renzi. Chi ci mettiamo a capo del governo? Serve un segno di discontinuità. Conte.
Conte? Conte. Ma è quello che c'era prima? Basta chiamarlo Conte bis. Geniale. Renzi, non ancora virus, è l'uomo che partorisce e battezza questo governo. Sembra passata una vita. Conte chiaramente è lì come premier in quota Cinque Stelle. Nessuno è più grillino di lui. Come fai a non credergli? Solo che ci sono i sondaggi e comunque qua e là si vota. Il grande movimento dove ognuno vale uno assomiglia ogni giorno di più a una passeggiata.
Conte non è più tanto grillino. Conte è sempre stato di sinistra. Non è mica però come Renzi che adesso si è fatto un partitino. Conte sogna una grande sinistra che va da Che Guevara a Madre Teresa di Calcutta, una sinistra equa e solidale, ma soprattutto ambientalista. Una sinistra che salva la terra baciata da Greta e con in piazza le sardine.
Ora Conte è il premier di un governo verde, ma di un verde santo e sano, e rosso, con una punta di giallo.Attenzione, un giallo senza Di Maio, perché anche lui adesso assomiglia a una malattia. Fuori Salvini, fuori Renzi, fuori Di Maio. Resta solo Conte. Avanti il prossimo. E se fosse lui, Giuseppi, il virus?
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