Cronache

Gaffe di Virginia Raggi: condoglianze sbagliate al membro della comunità ebraica

Nelle condoglianze alla famiglia di Settimio Piattelli, uno degli ultimi testimoni della Shoah, fatta da Virginia Raggi e da Roma sul profilo Twitter della Capitale viene postata la foto della persona sbagliata. Uno scivolone che indigna la comunità ebraica

Gaffe di Virginia Raggi: condoglianze sbagliate al membro della comunità ebraica

Un'altra gaffe nel curriculum della neosindaco dio Roma, Virginia Raggi. Dopo il vistoso ritardo con cui si è unita al lutto nazionale per i morti del sisma, in cui sono morte 292 persone e numerosi cittadini romani, la pentastellata pesca dal mazzo l'ennessima figuraccia. Questa volta è toccato alla comunità ebraica.

Le condoglianze alla persone sbagliata

A bacchettare Virginia Raggi è il quotidiano Il Tempo, che in prima pagina, riporta lo svarione del sindaco di Roma targato Movimento 5 stelle e arrivato in occassione della dipartita di Settimio Piattelli, uno degli ultimi testimoni della Shoah, morto sabato all'età di 95 anni e membro della comunità ebraica della Capitale. Ma per lui nessun omaggio da parte del Comune di Roma.

A far notare la tremenda svista è Carla Di Veroli, già assessore in XI Municipio. Dopo due giorni dalla morte di Piattelli arriva così il il comunicato, inviato e successivamente diramato anche alle agenzie, con cui il sindaco esprime la propria vicinanza "e quella di tutta Roma alla sua famiglia e ai suoi cari". Non solo, in contemporanea arriva anche il tweet dell'account ufficiale di Roma.

Ed è qui che scivola la Raggi e la Capitale. Infatti, a corredo del messaggio di condoglianze è stata postata la foto di un'altra persona. Questa risponde al nome di Adriano Ossicini, quasi coetaneo e amico del povero Piattelli ma ancora in vita. (Clicca qui per la foto che inguaia la Raggi). Figura che nelle sale comunali romani dovrebbe anche essere conosciuta.

Fu proprio Ossicini, che durante i rastrellamenti nazisti, in quanto medico del Fatebenefratelli, diagnosticò a molti ebrei romani il "Morbo di K", una patologia molto contagiosa e inventata di sana pianta, che tenne lontane le Ss scongiurando le deportazioni e salvando numerose vite.

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