Cronache

Gay pride e vaiolo delle scimmie: cosa c'è di vero (e cosa no)

Alcuni dei casi di vaiolo delle scimmie in Europa sono stati rilevati in persone collegate al gay pride delle Canarie ma le indagini sono ancora in corso

Gay pride e vaiolo delle scimmie: cosa c'è di vero (e cosa no)

In Italia è stato confermato il quarto caso di vaiolo delle scimmie. È stato diagnosticato in un ragazzo di 32 anni di Arezzo, atterrato all'ospedale di Roma Fiumicino dalle Canarie lo scorso 15 maggio. Si ripropone, come già in altri casi riscontrati in Italia e in Europa, un link con le isole spagnole dove, tra i 5 e il 15 maggio si è tenuto un gay pride al quale hanno partecipato circa 80mila persone da tutta Europa. Non è stato reso noto se l'aretino vi abbia preso parte ma lui, in qui giorni, era lì e, stando a quanto riporta El Pais riprendendo le autorità sanitarie spagnole, quello delle Canarie è il secondo focolaio di epidemia in Spagna. In Italia ci sono altre 15 persone sotto osservazione, in attesa di confermare se siano state contagiate dal virus.

Al momento ci sono dei link acclarati tra l'evento di Maspalomas e alcuni casi confermati, tra i quali risultano dei casi rilevati dallo Spallanzani oltre a quello sospetto, indicato da El Pais, di un altro italiano che si trova ancora a Gran Canaria. Le autorità spagnole sono impegnate a capire se ci possano essere connessioni specifiche tra questi casi e il gay pride e, soprattutto, se durante la manifestazione possano essersi verificati altri casi non rilevati. Allo stato attuale della conoscenza da parte degli organi sanitari europei, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) segnala complessivi 67 casi in Europa, nessuno di questi grave, identificati in 9 Paesi dell'Unione: Austria, Belgio, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Svezia. Non in tutti i casi sono emersi link diretti con il gay pride di Maspalomas e l'Oms ha specificato che non si tratta di una malattia omosessuale.

L'evento delle Canarie, come viene sottolineato in Spagna, non è quello al quale sono collegati la maggior parte dei casi conclamati nel Paese iberico. La maggior parte di quelli identificati in Spagna è riconducile al locale Sauna Paraíso, situato nel quartiere Malasaña di Madrid. Le autorità sanitarie del Paese l'hanno chiuso venerdì per precauzione, in attesa di ottenere maggiori risultati, mentre dalle isole Canarie non vengono al momento forniti dati specifici sui luoghi frequentati dalle persone contagiate. Dei 30 casi accertati a Madrid, "ce ne sono diversi che hanno partecipato all'evento, anche se non è ancora possibile sapere se uno di loro sia il paziente zero di questo focolaio o se siano stati tutti infettati lì". Così hanno riferito fonti sanitarie spagnole a El Pais. Tuttavia, le indagini epidemiologiche condotte in questi giorni a Madrid fanno risalire i primi contagi di vaiolo delle scimmie alla seconda metà del mese di aprile, anche se l'incremento massimo si è verificato tra il 7 e l'8 maggio.

Secondo quanto riferito dal quotidiano spagnolo, il primo paziente italiano nel quale è stato riscontrato il virus, alla comparsa dei primi sintomi si sarebbe recato in un centro medico dell'isola di Gran Canaria ma poi sarebbe comunque tornato a Roma in aereo. Lui e un altro dei tre pazienti ricoverati all'ospedale Spallanzani di Roma sono rientrati dalle Canarie nei giorni successivi al pride, mentre il terzo non ha avuto contatti diretti con l'evento di Maspalomas.

L'Oms ha assicurato che è possibile contenere la trasmissione dei casi di vaiolo delle scimmie nei Paesi in cui la malattie non è endemica, sottolineando che non è ancora chiaro se il virus abbia subito una mutazione, perché la risposta potrà arrivare solo dall'analisi della sua sequenza genetica. Nelle prossime ore si riunirà il comitato per la sicurezza sanitaria dell'Unione europea e al centro dell'incontro ci sarà la diffusione del vaiolo delle scimmie.

Come ha spiegato la commissaria europea alla Salute, Stella Kyriakides, l'autorità di risposta e preparazione alle emergenze sanitarie (Hera), il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) e l'Agenzia europea per i medicinali (Ema) sono al lavoro per fronteggiare questo virus e garantire disponibilità di vaccini e trattamenti.

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