
Da giorni non si fa che parlare di quella fotografia: un uomo a petto nudo legato ad una corda. È l’immagine simbolo delle violenze nelle carceri libiche che papa Francesco ha voluto vedere per denunciare gli abusi subiti dai migranti.
Nei lager libici i trafficanti torturano le loro vittime per estorcere ulteriore denaro alle famiglie di origine. Il papa, come rivelato nei giorni scorsi da Avvenire che avava pubblicato anche due fermo immagine, aveva voluto prendere visione dei video, per poi invitare tutti a “pensarci bene” prima di rispedire in Libia gli immigrati approdati coi barconi in Europa.
Il fatto è che queste due immagini, come riporta l’Agi, già comparivano in un articolo di Snopes, portale che si occupa di fact-checking. Le fotografie risalirebbero al 24 novembre del 2017 e sono state pubblicate su Facebook da un utente, Rayon Pyne. Bene. Secondo Snopes, di quelle sette immagini ben cinque non riguardano il traffico di migranti in Libia. Per quanto riguarda i due fermo immagine pubblicati da Avvenire, invece, - scrive l’Agi - “non si riesce a risalire alla fonte e quindi a dare un'indicazione certa su dove è stata scattata e quando”.
Non che non esistano torture in quei campi libici. In particolare in quelli non ufficiali del governo, come sottolineato da Matteo Salvini. Il fatto è che, spiega l’Agi, "per la foto dell'uomo di colore a petto nudo e legato, Snopes non è riuscito a individuare la fonte originale". L’immagine è apparsa più volte qua e là su qualche sito, attribuita anche ad alcuni fotografi come Alessio Romenzi, “ma non sono state trovate prove a conferma”.
Per quanto riguarda la fotografia con tre uomini legati a testa in giù per i piedi, il sito non è riuscito a trovare una fonte attendibile o l’origine dello scatto. "La prima apparizione – spiega l’Agi - risalirebbe al 25 ottobre 2017 in un sito nigeriano: citando un utente Facebook, si sostiene che gli uomini siano stati attaccati da alcuni giovani dopo aver commesso un non meglio precisato crimine”.
Bisogna anche dire che Avvenire, che ha pubblicato per prima quegli scatti in Italia, ha scritto che papa Franesco “ha voluto che gli venissero mostrati quei video dei lager libici arrivati attraverso il tam tam degli smartphone”.
E poi ha specificato che “una Procura della Repubblica ha richiesto e acquisito, il 28 agosto, i video dei lager libici mostrati a papa Francesco di cui Avvenire ha dato notizia. I reportage del nostro giornale sui centri in Libia sono stati acquisiti dalla Corte Internazionale di giustizia dell'Aja”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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