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Giorgia, Matteo e le spine dei congressi

Del congresso nazionale di Forza Italia celebrato al Palazzo dei Congressi dell'Eur a fine febbraio resta l'immagine di quelle urne allestite e mai aperte

Giorgia Meloni, Matteo Salvini e le spine dei congressi

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Del congresso nazionale di Forza Italia celebrato al Palazzo dei Congressi dell'Eur a fine febbraio resta l'immagine di quelle urne allestite e mai aperte, con Antonio Tajani eletto all'unanimità per alzata di mano. Di quello romano di Fratelli d'Italia che si terrà il 22 e 23 marzo esattamente nella stessa location la fotografia è invece la lunga trattativa tra le due anime di un partito che è sì monolitico ma che proprio a Roma - dove tutto ebbe inizio - è alle prese con una conta non certo urlata ma neanche indolore. Del congresso federale della Lega si sono invece perse le tracce, tanto che qualche giorno fa Matteo Salvini ha escluso si possa tenere prima delle Europee spiegando che «si farà quando sarà opportuno farlo». Nella Lega Lombarda - dove tutto ebbe invece inizio per il Carroccio - l'ultimo segretario eletto (quel Paolo Grimoldi che oggi anima il Comitato Nord, la corrente autonomista che predica il ritorno alle origini) risale però al lontano 2015. Nove anni fa, con la segreteria lombarda affidata a un commissario dal 2021. Il congresso sembrava imminente lo scorso autunno (con una convergenza su Massimiliano Romeo, l'attuale capogruppo al Senato) ma è poi slittato a data da destinarsi.

I tre partiti della maggioranza di governo, insomma, sono o sono stati negli ultimi mesi - ognuno a suo modo alle prese con la prova della democrazia interna. Con Giorgia Meloni e Salvini uniti da destini incrociati ma divergenti.

A Roma, che per la premier equivale a un congresso nazionale, sono mesi che vanno avanti a singhiozzo faticose trattative per cercare un accordo tra due anime che sono sì entrambe meloniane, ma con sfumature per nulla indifferenti. Da una parte c'è il partito, con la segretaria politica e numero due di via della Scrofa Arianna Meloni, che sostiene Marco Perissa, deputato della nidiata di Garbatella. Dall'altra Fabio Rampelli, il vicepresidente della Camera che dopo l'attesa vittoria alle Politiche del 2022 sperava in qualche riconoscimento in più per i suoi Gabbiani, la cosa più simile a una corrente che ci sia dentro Fdi. Il suo candidato è un altro deputato, Marco Milani, coordinatore di Fdi Roma fino a poco più di un anno fa, quando la premier lo rimosse nominando commissario Giovanni Donzelli, responsabile dell'organizzazione del partito.

Rampelli può contare sul 45 per cento dei circa 43mila tesserati di Roma (un sesto del totale, che a ottobre Arianna Meloni quantificava in circa 280mila) ed è evidente che una conta rischia di essere lacerante chiunque vinca. Tra gli ospiti è atteso il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, si voterà dalle 15 alle 20 di sabato e dalle 8 alle 20 di domenica, con successivo spoglio e proclamazione prevista per le 23. Anche se - ovviamente davanti all'elenco delle firme a sostegno dei due candidati, così da pesare la loro forza effettiva - è altamente probabile che un'intesa alla fine si trovi. E che si arrivi all'agognato candidato unitario. La trattativa, d'altra parte, sembra essere ormai nel vivo se tre giorni fa Rampelli è stato avvistato mentre entrava a Palazzo Chigi. Circostanza che però il diretto interessato smentisce categoricamente.

«Lavoriamo per arrivare a una soluzione unitaria e speriamo di riuscirci, ma non ho avuto ancora modo di affrontare l'argomento con Giorgia», spiegava giovedì in Transatlantico.

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