Cronache

Giovanni Vincenti, l'imprenditore con troppi debiti dietro la strage della cascina

Giovanni Vincenti, proprietario della cascina data alle fiamme in provincia di Alessandria, è accusato della morte di 3 vigili del fuoco. Un passato da imprenditore di scarso successo e una montagna di debiti con le banche

Giovanni Vincenti, l'imprenditore con troppi debiti dietro la strage della cascina

Nella foto del profilo Facebook appare abbronzato e sorridente. È in maniche di camicia blu Giovanni Vincenti, 55 anni, contornato da una rigogliosa vegetazione, come in un ritratto bucolico a mezzo busto. L'espressione è serena e rilassata. Sembra una persona per bene. Ma è accusato di aver ammazzato 3 vigili del fuoco.

"Me l'hanno distrutta per invidia", scriveva nell'ultimo post prima di rivelare ai carabinieri del comando provinciale di Alessandria che quell'incendio lo aveva pianificato a regola d'arte. Di bombole esplosive nella sua "adorata cascina" di Quargnento ne aveva piazzato ben cinque, con intenzionalità e premeditazione alla stregua di un criminale. Ciononostante, ha provato a confondere le acque, a dissimulare eventuali sospetti sul suo conto recitando il ruolo della vittima: "Faccio l’imprenditore da sempre, il lavoro che faccio mi piace a tal punto, che mi sembra di non aver mai lavorato nella mia vita". Millantava di essere distrutto dal dolore nel tentativo di racimolare qualche ultimo like consolatorio e solidale. Poi però, quel post è improvvisamente sparito dalla sua bacheca. Cancellato. Proprio come le 3 vite umane che ha lasciato ardere tra le fiamme nella notte tra i 3 e il 5 novembre nel casolare di sua proprietà. Tre pompieri, morti per un tentativo di frode.

"L'ho fatto per conseguire il premio dell'assicurazione stipulata lo scorso agosto anche per fatto doloso da 1,5 milioni di euro", ha confessato dopo ben 10 ore di interrogatorio negando fermamente la volontà di uccidere. Ma la realtà era un'altra. La realtà è che Giovanni Vincenti sapeva, dopo la prima deflagrazione avvenuta pressapoco alla 1 di notte, dello scoppio successivo. Quel timer lo aveva settato lui stesso alla 1.30. Nulla era stato lasciato al caso, pur di intascare i soldi del premio assicurativo. Si sarebbe rimesso in pista, e avrebbe tentato l'ennesimo azzardo imprenditoriale sbarazzandosi del suo "casolare di prestigio" che lo aveva mandato sul lastrico.

Un "casolare di prestigio" è così che descriva la cascina negli annunci di vendita che condivideva su Facebook "Vendo bella proprietà nel Monferrato, di 30 mila metri quadri, tutti recintati, scuderia per cavalli, casale padronale di 500 metri quadri più casa dependance di 160 metri quadri, tutto ristrutturato con materiali di pregio". Poi forniva il proprio recapito telefonico e altre informazioni di contatto per una eventuale trattativa. Ma gli acquirenti stentavano a farsi avanti e così, nel giro di pochi mesi, era stato costretto a giocare al ribasso passando dalla proposta iniziale di 750mila euro a soli 250mila. Troppo pochi per saldare il conto con le banche che gli stavano alle calcagna.

Ci aveva provato in tutti i modi a darsi un tono da uomo d'affari, da business navigato, senza mai quagliare nulla di concreto. Era partito con l'idea di allestire un maneggio all'interno della cascina, quindi l'aveva ristrutturata da cima a fondo, con soldi imprestati dagli istituti di credito. Non aveva funzionato. Dunque, aveva pensato di costruire una lussureggiante depandance per pony. E poi, ancora, di farci un'agenzia di viaggi, spaziosa (molto) e accogliente. Tutti progetti finiti in fumo. Intanto, le banche chiedevano cassa degli investimenti. Urgeva una soluzione rapida e definitiva. E l'ha trovata in agosto, quando ha deciso di integrare l’assicurazione sul casale di Quargnento ipotizzando eventuali atti dolosi con un risarcimento da un milione e mezzo.

Giovanni Vinceti ha aspettato la fine dell'estate e ha deciso di agire.

Causando la morte di tre vigili del fuoco.

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