Coronavirus

Gismondo inchioda il Cts: "Ecco qualche domanda per i tecnici"

Maria Rita Gismondo "provoca" i tecnici del Cts con una raffica di domande. "Se il vaccino non arriva? Quanto resisteremo con una vita anormale?"

Gismondo inchioda il Cts: "Ecco qualche domanda per i tecnici"

Che il Comitato tecnico scientifico direzioni la politica targata Conte non c'è dubbio. A dirlo è Maria Rita Gismondo, che su Il Fatto Quotidiano incalza i tecnici del Cts con una raffica di domande. Per la direttrice di microbiologia clinica e virologia dell'ospedale Sacco di Milano "è davvero difficile commentare il nuovo Dpcm, sia da virologa che da cittadina". Premesso che il provvedimento è una dovuta traduzione politica di quanto indicato dal Cts, come scienziata si trova a fare le pulci ai "colleghi". Ma la virologa non si tira indietro e li chiama in causa, "pungendoli" con "poche ma fondamentali domande". E riconosciuta la scusante del compito complicato e della situazione di emergenza, parte all'attacco dei tecnici, la regia "occulta" dei vari Dpcm.

Anche se i suggerimenti del Cts si regolano sulla contingenza dei dati scientifici, secondo la virologa del Sacco, i tecnici si affidano un po' troppo a un vaccino che ancora non c'è. Ma Gismondo chiede: "Si tiene conto dell'ipotesi che il vaccino possa non arrivare? O meglio, visto che le aziende sono state esentate a livello europeo da ogni responsabilità sugli effetti collaterali indesiderati, che il vaccino arrivi (almeno a fine 2021) e non sia in grado di proteggere opportunamente la popolazione? Si parla di un successo se riuscisse a proteggere il 60% dei vaccinati. Non sarebbe sufficiente", sentenzia, dura, la virologa.

Ma il nodo resta la penalizzazione della vita sociale in nome del contenimento dei contagi. "Visto che in una condizione di globalizzazione il contenimento della circolazione del virus è un'impresa impossibile, vogliamo continuare con la tyndallizzazione (metodo usato per l'eliminazione dei germi con choc termici che si alternano fino alla totale uccisione) della vita sociale ed economica? Per quanto tempo si potrà resistere con una vita anormale?", domanda ai tecnici ultrarigoristi che bacchettano quanti cercano di tornare alla vita, appena il virus morde meno.

Ad ogni giro di vite un pezzo di vita sociale e produttiva muore. Ma per Gismondo forse siamo ancora in tempo per evitare il disastro totale. "Proviamo a mettere sul tavolo anche altre ipotesi su come affrontare l'emergenza. Almeno non escludiamole pregiudizialmente. Siamo a un passo dal baratro. Non si può continuare a vivere con enormi sacrifici per "conquistare" un periodo di serenità natalizia in libertà condizionata". E a febbraio, davanti a un probabile rialzo dei numeri dei contagiati, ci si troverebbe punto a capo con l'accusa di aver esagerato e la minaccia di un nuovo lockdown. Infatti, secondo la virologa, se continuiamo così, non ci saranno limitazioni che tengano: "Non ci saranno cinema, teatri, ristoranti e rimarremo da bravi cittadini, a casa".

E ora la parola passa ai tecnici, perché la politica possa cambiare rotta.

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