La giustizia a piacimento

La giustizia a piacimento

Il verdetto del Senato su Matteo Salvini a processo sì o no per il caso della nave Gregoretti bloccata al largo delle coste italiane con il suo carico di immigrati arriverà lunedì. Il tentativo dei partiti di maggioranza di rinviare il voto forzando i regolamenti - a dopo le elezioni in Emilia Romagna per evitare la martirizzazione del leader leghista nell'ultima settimana di campagna elettorale è fallito per il rifiuto a forzare le regole del presidente del Senato, la forzista Maria Elisabetta Casellati.

Aver stoppato l'illegale blitz ha suscitato le proteste di Pd e Cinque Stelle, che ora pensano di disertare il voto di lunedì per evitare la conta. Un ultimo, disperato tentativo specchio di un Paese in balia di governanti impauriti all'idea di dover andare a casa e misurarsi con nuove elezioni politiche, perché questo - al di là dei desideri venduti per certezze - è quello che accadrà se il centrodestra dovesse vincere la contesa emiliano-romagnola.

Ma c'è di più. Questa vicenda spiega bene quale sia il rispetto del corso della giustizia che hanno Pd e M5s. Entrambi vogliono che Salvini sia processato e condannato (in modo da toglierselo dai piedi) ma non se ciò può procurare all'avversario il benché minimo e ipotetico vantaggio elettorale. La giustizia, quindi, come strumento politico: da applicare il più rapidamente possibile e con fermezza se conviene, da evitare o rinviare a tempi migliori nel caso contrario.

La nostra posizione nel merito è chiara da tempo: il blocco della Gregoretti non fu un reato, ma una decisione politica avallata dall'intero governo di allora ed è sconcertante che ora i Cinque Stelle siano favorevoli a processare Salvini dopo essere stati complici consapevoli e silenti di quell'operazione. Per questi campioni di morale i porti si possono chiudere a seconda di chi è l'alleato politico, così come i tempi della giustizia devono variare in base a chi è l'imputato, a costo di cambiare le regole in corsa.

Salvini avrà un vantaggio a presentarsi alle urne da martire? Può essere, e se così sarà, ben gli sta a chi ce l'ha ficcato, pensando di essere il più furbo della compagnia.

Che poi sono gli stessi che oggi esultano per la sentenza che dichiara illegittimo l'arresto di Carola Rackete, la capitana che forzò un blocco navale e speronò una motovedetta della nostra Guardia di Finanza con la sua nave carica di immigrati. Carola libera, Salvini in galera? Vedremo cosa ne pensano gli emiliani-romagnoli (a nome degli italiani).

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