Cronache

Come ottenere il green pass

Dai turisti ai vaccinati all'estero, dagli immigrati a chi non è iscritto al Ssn. Tutto quello che c'é da sapere per ottenere la certificazione verde anti Covid

Come ottenere il green pass

Green Pass che confusione: dai turisti che arrivano in Italia, agli italiani vaccinati all'estero, dagli immigrati residenti nel bel Paese, ai connazionali che non sono iscritti al servizio sanitario nazionale. Sono innumerevoli le situazioni particolari che lasciano non pochi dubbi a chi deve ancora ottenere la certificazione verde Covid-19

  • Per gli italiani che hanno ricevuto le dosi nel proprio territorio di appartenenza, è sufficiente accedere alla pagina web del ministero della salute dove si può entrare tramite identità digitale. Si tratta di inserire un codice Spid o Cie che rilasciano le amministrazioni, gli uffici postali, l'agenzia delle entrate, ecc..., aggiungere quindi la data della vaccinazione, in caso di ciclo completo si fa riferimento alla seconda dose. Viene chiesto anche il codice authcode che arriva a vaccinazione effettuata per email o Sms e che permette di scaricare infine il green pass. In mancanza di identità digitale, si può entrare nella piattaforma del ministero tramite codice fiscale e tessera sanitaria. In questo caso vengono richieste anche le ultime otto cifre che si trovano in basso sul retro della tessera sanitaria. Stessa modalità per chi ha fatto il vaccino presso lo studio del proprio medico e non ha ricevuto alcun codice per email o smartphone, ma si trova in possesso solo del certificato medico del vaccino effettuato.

Chi ha difficoltà può recarsi con la tessera sanitaria in farmacia o dal proprio medico o pediatra che rilascia il green pass, tessera sanitaria alla mano.

  • Per gli italiani turisti in una regione diversa da quella di appartenenza, la procedura sarà più rallentata trovando non poche difficoltà perché i due sistemi informatici regionali non si parlano, per cui quello che viene somministrato in una regione non risulta nell'altra. Questo é il motivo per cui il cittadino, completato il ciclo vaccinale, che chiede la certificazione verde Covid -19 nell'area in cui si trova temporaneamente, appare come persona che ha una sola dose e non due e quindi non può avere il green pass definitivo. Su questa criticità le regioni stanno lavorando e a giorni le banche dati dovrebbero allinearsi in modo tale da poter rilasciare la certificazione a chi, per vari motivi, si trova a dover fare la seconda dose in un territorio che non é quello di residenza. Resta comunque l'obbligo di garantire il completamento del ciclo vaccinale con la seconda dose, se richiesta.
  • Per i connazionali e non, che hanno una dose già eseguita all'estero, la situazione si complica ancor di più, perchè non solo i software non comunicano tra loro, ma diventa difficile farli comunicare, ragion per cui il cittadino che sia italiano o straniero dovrà recarsi nell'Asl di competenza e presentare il certificato del vaccino rilasciato dall'autorità estera. Questo dovrà contenere i dati identificativi (nome, cognome, data di nascita), le informazioni relative al vaccino (denominazione e lotto), tenendo conto che il rilascio del green pass è consentito solo per chi ha effettuato i vaccini autorizzati dall'Ema e dall'Aifa, ovvero: Comirnaty (PfizerBioNtech), Spikevax (Moderna), Vaxzevria (AstraZeneca), Covid-19 Vaccine Janssen (Janssen-Johnson & Johnson). Dunque non é possibile avere dall'Italia la certificazione Codiv -19, se si é stati sottoposti alla somministrazione dello Sputnik che non ha passato la validazione delle agenzie di controllo del farmaco europea e italiana. Va tenuto presente che é possibile chiedere il green pass dopo la prima dose, anche se effettuata all'estero, solo se non siano già scaduti i termini per la somministrazione della seconda vaccinazione (attualmente 42 giorni per i vaccini a mRNA coem Pftize e Moderna e 84 giorni per Astrazeneca)

Riassumendo: gli italiani che siano o no iscritti al servizio sanitario nazionale, ovvero che abbiano o meno la tessera sanitaria, possono ottenere il green pass. L'unica difficoltà potrebbe essere la somministrazione delle dosi in differenti regioni, con un rallentamento che dovrebbe rientrare a breve. È il caso di turisti o di connazionali residenti all'estero.

Le persone non italiane invece, per ottenere il green pass devono essere in possesso della tessera sanitaria ossia devono risultare iscritti al sistema sanitario italiano. Un esempio sono i tanti immigrati che lavorano e risiedono in Italia e che avendo fatto nel proprio paese di origine la vaccinazione si trovano adesso a poter chiedere la certificazione verde all'autorità italiana perché in possesso di tessera sanitaria.

Se lo straniero non è iscritto al sistema sanitario italiano, significa che risiede altrove e che molto probabilmente ha fatto già una prima dose nella propria nazione. In questo caso potrà chiedere il green pass in seguito alla prima dose già effettuata secondo direttive ministeriali ovvero stando nei termini utili per la somministrazione della seconda dose, presentando sempre all'Asl di riferimento la documentazione rilasciata dall'autorità estera, con i contenuti anagrafici e le informazioni relative al tipo di vaccino effettuato.

Va detto poi che il certificato verde si può ottenere anche in seguito al tampone molecolare o antigenico eseguito nelle utlime 48 ore oppure per guarigione dalla malattia Sars Cov-2. Le modalità sono le stesse per la richiesta fatta per vaccinazione effettuata. Accesso alla piattaforma ministeriale con identità digitale o in mancanza di questa, tessera sanitaria. Nel caso di richiesta di green pass per tampone eseguito o guarigione, si inserirà uno dei codici univoci ricevuti con il tampone molecolare (Cun), il tampone antigenico rapido (Nrfe) o con il certificato di guarigione (Nucg). In alternativa a questi codici, si può sempre inserire quello autorizzativo (authcode) ricevuto via e-mail o SMS.

Anche nei casi di tamponi o guarigioni effettuate all'estero rimane valida la procedura uguale a quella dei vaccini, con la differenza che nella documentazione rilasciata dall'autorità estera, dovranno comparire oltre ai dati anagrafici, informazioni sulla precedente infezione da Sars-CoV-2, successivamente a un test positivo (con data del primo tampone molecolare positivo), le informazioni identificative di chi ha rilasciato il certificato (Stato, Autorità sanitaria). Tale documentazione estera, in formato cartacea o digitale, dovrà essere redatta in lingua inglese e, per la provincia autonoma di Bolzano, in lingua inglese o tedesca; in caso di altra lingua dovrà essere accompagnata da una traduzione giurata.

Resta da capire se il green pass ottenuto da autorità estera è valido anche in Italia. La risposta dell'epidemiologo Pierluigi Lopalco é affermativa per quanto riguarda le nazioni europee. Sua figlia - come ci riferisce - ha ottenuto la certificazione verde in Olanda ed è perfettamente valida nel nostro paese. Per gli altri Stati, occorre trascrivere le infomrazioni nella banca dati italiana.

Quanto alla sicurezza sanitaria che il green pass dovrebbe garantire, il professor Crisanti interpellato durante la trasmissione In Onda, ha ribadito come si tratti di uno strumento politico per incentivare la vaccinazione.

Non é quindi secondo lo studioso, con il green pass che si creano ristoranti, cinema, ambienti al chiuso più sicuri, perchè le persone vaccinate possono contrarre il virus e trasmetterlo, hanno il vantaggio di non ammalarsi in forma grave, dopodicché la certificazione verde per condurre una vita più normale, spinge di fatto -secondo Crisanti - a sottoporre gli scettici al vaccino, inducendo ad aumentare le somminsitrazioni.

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