Coronavirus

Scatta l'allarme sulle vacanze: cosa succede ai biglietti aerei

Le compagnie aeree non concedono rimborsi ma solo voucher per i voli cancellati a causa dell’emergenza sanitaria. Il monito dell’Enac che ricorda i regolamenti comunitari

Scatta l'allarme sulle vacanze: cosa succede ai biglietti aerei

Quello aereo è uno dei settori più colpiti dalle conseguenze provocate dal’avanzata del coronavirus. Misure adottate in numerosi Paesi del mondo come il lockdown e la chiusura delle frontiere hanno messo in ginocchio le compagnie aeree che, in modo improvviso ed inaspettato, si sono trovate catapultate in uno scenario da incubo senza avere la possibilità di rispondere all’emergenza adottando adeguate contromisure. Per alcuni mesi non è stato possibile viaggiare, escludendo ovviamente gli spostamenti per motivi di lavoro o di assoluta necessità. Voli cancellati e aerei semivuoti hanno portato le varie compagnie ad avere problemi di liquidità. Nonostante la "ripartenza", i problemi restano e sono tanti. Ora viaggiare è possibile ma bisogna stare attenti perché in caso di volo cancellato non è garantito il rimborso dei biglietti acquistati.

Come spiega Il Messaggero, Alitalia e la spagnola Iberia del gruppo Iag che controlla pure British Airways, e la lowcost Easyjet, hanno cancellato dei voli all'improvviso senza restituire i soldi del biglietto ai passeggeri. A denunciare la situazione è Codacons che sottolinea di aver ricevuto numerose segnalazioni da parte di viaggiatori arrabbiati. Le compagnie, con pochi soldi dopo il periodo dell’emergenza sanitaria, preferiscono offrire dei voucher per dei voli futuri.

Eppure l’Enac, l'Ente nazionale per l'aviazione civile, è stato chiaro: se la cancellazione avviene per cause non riconducibili all'emergenza Covid-19, la normativa prevede che i passeggeri devono essere risarciti dei biglietti. Lo stesso ente, in seguito alle numerose denunce ricevute, ha dovuto richiamare i vettori operanti in Italia al rispetto del regolamento comunitario n. 261 del 2004 che tutela i passeggeri in caso di ritardi, cancellazioni, overbooking e mancata informativa.

Si è però creato una sorta di corto circuito. Da una parte, infatti, ci sono le compagnie aeree che non concedono rimborsi e il decreto Cura Italia che autorizza i vettori a risarcire i passeggeri con dei buoni utilizzabili entro un anno per acquistare un altro biglietto. Dall’altra, però, si ricorda che dal 3 giugno sono state rimosse le restrizioni alla circolazione delle persone nella Ue: pertanto le cancellazioni operate da allora non possano essere ricondotte a cause determinate dall'emergenza sanitaria. Inoltre i regolamenti europei stabiliscono che spetta al passeggero decidere se accettare un rimborso o un voucher, con il risarcimento che dovrà essere effettuato entro sette giorni dalla presentazione della domanda. Codacons ha ha presentato un esposto all'Antitrust per la possibile fattispecie di pratica commerciale scorretta e una denuncia alla Procura di Roma per l'eventuale ipotesi di truffa.

La questione, in realtà, coinvolge migliaia di passeggeri in tutta Europa. In Spagna, ad esempio, il governo minaccia sanzioni nei confronti di una ventina di vettori, tra cui Air France, Lufthansa, Air Europa e Ryanair, che non hanno offerto rimborsi per i voli cancellati dall'inizio dell’emergenza sanitaria. Difficile il caso della tedesca Lufthansa, che ha chiuso il primo trimestre dell'anno con una perdita netta di 2,1 miliardi di euro e che oggi brucia 800 milioni al mese soprattutto a causa dei rimborsi dei biglietti per i voli cancellati.

Così come non facile la situazione per Ryanair che, a seguito di circa 35 milioni di richieste di risarcimento, ha finora effettuato rimborsi pari a 500 milioni di euro.

Commenti