Ultim'ora
Sci: Sofia Goggia trionfa nel supergigante di Beaver Creek
Ultim'ora
Sci: Sofia Goggia trionfa nel supergigante di Beaver Creek

I sociologi e l'Italia divisa: "La frattura può peggiorare"

Disuguaglianza, incongruenze e incertezze alla base della spaccatura: "La terza dose accentuerà la tensione"

I sociologi e l'Italia divisa: "La frattura può peggiorare"

Le annunciate manifestazioni di ieri sono state un flop, ma la frattura nel Paese sull'asse green pass, vaccini e diritti «esiste», «non va sottovalutata». E rischia, secondo le analisi di diversi sociologi, di «accentuarsi nei prossimi mesi con il dibattuto sulla terza dose». «Si tratta di una frattura non politica, ma di sensibilità, di irritabilità e di fastidio verso certe misure, che divide le popolazioni. Dietro non c'è un partito e non si formerà un movimento dei no green pass. Questa fase risponde piuttosto a una richiesta di allentamento della pressione del controllo sociale da parte della popolazione - spiega Francesco Alberoni - E la platea è eterogenea. Per quanto riguarda i no vax, dietro c'è invece una base culturale ben precisa di diffidenza rispetto alla medicina. Ma quando parliamo di green pass parliamo di una costrizione personale - non poter salire un treno, entrare in un locale - che può dare fastidio. Credo che le divisioni si acuiranno quando si discuterà di terza dose. Ci vuole molta prudenza da parte di tutti, soprattutto da parte della politica». Il popolo dei no pass «non va delegittimato», avverte Luca Ricolfi. Perché non ci sono solo i no vax «duri e puri, e quelli neanche li considero perché sono una parte minima». Ci sono anche persone favorevoli ai vaccini ma che hanno dubbi sull'obbligo del certificato. «Io stesso mi sono vaccinato e non sono contro il pass, ma non mi piace per niente. Bisogna accettare che esistano opinioni diverse e non bollarle come ignoranti. Il green pass si basa su dati di fondo sulla situazione epidemiologica non chiari, e che costringono la gente - pensiamo alle madri di bambini di 12 anni - a prendere decisioni senza avere certezze, senza la tranquillità sugli effetti a medio e lungo termine del vaccino. Quindi al di là dei no vax - dice Ricolfi - che hanno una posizione ideologica e che sono una percentuale ridottissima, ci sono persone che hanno un'esitazione. Medici e insegnanti sono forse persone ignoranti? Anche i dubbi sul pass sono legittimi, non condivido la posizione paternalistica e sprezzante di chi lo considera uno strumento di regolazione. Non parlerei nemmeno di discriminazione, ma un problema di limitazione alle libertà e di un prolungamento indefinito dello stato di emergenza c'è». Come se ne uscirà? «Se la campagna vaccinale avrà successo, allora sarà più difficile opporsi agli strumenti che la accompagnano. Ma il dibatto si sposterà sulla terza dose». Secondo Franco Ferrarotti quella che si è vista nelle piazze in questi mesi, prima contro i lockdown e poi contro il pass è una «spaccatura autentica». Che però ha le sue radici in una società stravolta dalla pandemia: «Si sono aggravate le disparità le ingiustizie sociali preesistenti - spiega - Una grande quantità di persone si è trovata senza mezzi di sussistenza. Il malessere si manifesta anche gridando «no vax» o «no pass», ma i vaccini c'entrano ben poco. Sono - e parlo delle frange violente delle piazze - dei pretesti. Il problema è che non dovrebbero essere i politici ma le acquisizioni nel campo scientifico a indicare la via. Purtroppo con questo virus anche l'analisi scientifica ha dei limiti. La politica però ha una sua responsabilità con la confusione che ha ingenerato tra affermazioni e propaganda». Più che una spaccatura, quella che vede invece Paolo Crepet è una «fratturina». «Si può manifestare la propria contrarietà - chiarisce - ma non impedire a qualcuno di prendere un treno. Uno può arrabbiarsi per il green pass ma non può pretendere di entrare scuola non essendo vaccinato.

Sull'obbligo del certificato non ci trovo niente di scandaloso, però va detto che ci sono delle incongruenze che alimentano lo scetticismo. Un esempio? I treni pieni all'80% e i teatri al 50%. L'allargamento di questa frattura dipende molto da quanto terreno verrà ancora lasciato all'incertezza, all'interpretazione delle regole».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica