Cronache

Tra i tossici di Mestre: "Questa è l'eroina killer"

La località di Venezia è diventata una grossa piazza di spaccio che attira tossicodipendenti da tutto il Nord Italia. E in città si continua a morire di eroina gialla

Tra i tossici di Mestre: "Questa è l'eroina killer"

Mestre - "Vi rovinate la vita, fioi, vi rovinate la vita". Siamo in un parchetto di Marghera, a poche centinaia di metri dalla stazione di Mestre. Luca e Andrea (nomi di fantasia) sono nascosti tra alberi e cespugli. Alle loro spalle, dietro una cancellata, c’è un cantiere e qualche operaio: è l’ex scuola Monteverdi di via Ulloa, che il comune sta facendo demolire perché diventata punto di ritrovo di tossici e spacciatori.

Hanno 30 e 27 anni e sono due tossicodipendenti. Quell’operaio che li rimprovera, gridando dall’altra parte della cancellata, non è la prima volta che li vede in quell’anfratto, accovacciati su quel pezzo di cartone che usano a mo’ di banco di lavoro per prepararsi le dosi.

Per terra fazzoletti e tante siringhe. Ci avviciniamo. Andrea si rolla una sigaretta, Luca prepara meticolosamente la sua dose, servendosi di un cucchiaio di argento e un accendino per scaldare la droga. Ci mette pochi minuti e poi è tutto pronto: si alza la maglietta e la felpa e si buca una grossa vena della pancia.

Come ti senti, gli chiediamo. "Bene, bene. È la prima della giornata e ti senti bene. Poi con le altre sempre meno. Adesso pulisco la spada e andiamo". Vanno in giro per Mestre e Marghera a caccia di soldi per farsi ancora e dormono in case abbandonate: "O rubi o fa la colletta, chiedendo le monete in giro. E a seconda di quanto tiro su, capisco se posso comprarne di nuova o meno". Interviene Andrea: "Ci facciamo tutti i giorni. Inizi così, con gli amici, pensando di sballarti una sera. E poi ti prende dentro: se non lo fai sta male. Una bella vita di merda". (Guarda il video).

L’eroina (gialla) a Mestre

Da qualche anno Mestre è diventata la principale piazza di spaccio del Nord-Est Italia. Qui arrivano da tutto il Settentrione a caccia di eroina, meglio se quella gialla. Quella venduta dai nigeriani (ma non solo), quella che nel giro di dodici mesi ha ucciso circa venti persone. Le ultime due vittime sono un ex bidello di 50 anni, trovato senza vita in casa, e una ragazzina di 16 anni, morta di overdose nel bagno della stazione di Udine. A luglio una maxi retata della polizia ha portato all’arresto di circa quaranta, ripulendo il cosiddetto quadrilatero dello spaccio: tra via Trento, via Monte San Michele, via Col di Lana e via Piave il market della droga, in mano ai nigeriani, era aperto 24 ore su 24, con tanto di vedette sui palazzi per presidiare il territorio.

Chiediamo ai ragazzi di questa eroina gialla killer che, comunque, continua a girare a Mestre. Prima parla Luca: "Quando è venuta fuori, e quando sono morte tutte quelle persone, ero in comunità. Ne faccio uso una volta a settimana, il venerdì, perché mi copre l’astinenza da metadone". "Io, invece, proprio no, perché mi fa schifo. L’ho provata qualche volta, ma è una schifezza. Non è mica eroina. Poi, la paghi tanto ed è poca" , racconta Andrea. Ma quanto costa? "Qua ti danno una pallina da 0,2-0,3 grammi a 20 euro. Basta per una sola dose. L’eroina normale, invece, costa meno: con 10-15 euro prendi quasi un grammo e te la fai tre volte. Quando sono stato a Bangkok, quando ancora lavoravo, ho assaggiato la vera eroina gialla. E non è certo quella che vendono qui a Mestre, che viene tagliata con il Fentanyl o altri farmaci. Tanta gente ci muore perché o è allergica a determinati farmaci e giustamente non sa che farmaci ci sono dentro, o perché ne abusa oltremodo".

Nel tunnel della tossicodipendenza

Luca ci racconta che aveva un bel lavoro: faceva l’operaio in fabbrica e prendeva 1.800-1.900 euro al mese. Poi un giorno lo hanno trovato fatto in servizio: "Mi hanno detto: o vai in comunità o ti licenziamo. Mi hanno dato tre anni di aspettativa e me la sono mangiata tutta". Come ha iniziato? Sempre la stessa storia: curiosità, incoscienza e amicizie sbagliate. E una volta che inizi, non smetti più.

Ti sei pentito, Luca? "(Silenzio)…No, alla fine è una scelta che fai. Ma è una vita di merda, perché ogni giorno è una battaglia. Devi rubare e chiedere i soldi in giro. Non è una bella vita: sono tre anni che entro ed esco da comunità e carcere". E non riesci proprio a smetterla? "Purtroppo no. Io tocco il fondo e poi riesco a scavare e ad andare ancora più giù. Anche se tutto è una merda, io continuo".

Andrea, invece, ha una storia un po’ diversa. "Sì, c’ho provato più volte a smettere. Ma finché non ci metti davvero la testa, fallisci e torni a bucarti. Quando ero ancora a casa i miei genitori hanno cercato di fare di tutto e di più. Mi hanno mandato in una clinica privata in Serbia per tre settimane spendendo oltre 12mila euro: ho fatto la cura dell’ibogaina, quella del sonno e due lavaggi del sangue. Poi sono atterrato qui in Italia e dal giorno dopo ho ripreso a frequentare gli stessi giri. E ci sono ricascato dentro. La colpa è solo mia, non di altri o del fatto che mi è morto il papà. Ho iniziato perché ho provato e mi è piaciuto: la prima volta ero con gli amici e l’ho fumata. Dopo che la fumi, la inizi a tirare e dopo mesi inizi a farti".

Prima di salutarli chiediamo se almeno hanno nei loro zaini il Narcan, un farmaco che salva la vita in caso di overdose. "Lo avevo con me, ma l’ho buttato via.

Perché non ci serve, sappiamo il nostro limite e siamo sempre in coppia: prima si fa uno, poi l’altro e ci teniamo d’occhio".

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