I tre milioni di italiani irriducibili che preferiscono i talk a Sanremo

I tre milioni di italiani irriducibili che preferiscono i talk a Sanremo

Spalti gremiti per Sanremo. Ma non siamo al limite della capienza televisiva, in curva e nei distinti c'è una minoranza silenziosa di italiani che ha evitato la marcialonga festivaliera e si è dedicata ad altro. A parte i due milioni che se la sono spassata con Bisio e Matano e il film su Canale 5 con uno share del 7,18 per cento, c'è una fetta grande, di tre milioni, che ha rivolto l'attenzione al virus cinese e al relativo dibattito politico, distribuito su tre canali. Floris-Giordano-Berlinguer hanno sfidato la triade della Riviera dei fiori Amadeus-Leotta-Jebreal e, leggendo il numero di telespettatori, si devono fare i conti con una folla, non di sardine, che sembra non essere ancora del tutto esaurita dall'ascolto delle tesi di destra e di sinistra ma è, soprattutto, interessata ad avere le ultime notizie sul contagio del coronavirus, sui misteri del minculpop cinese, sulle opinioni degli scienziati esperti di malattie infettive e, in ultimo, ma sempre in prima fila, le opinioni diverse, opposte dei vari rappresentanti dei partiti o movimenti di Camera e Senato.

Di Martedì, condotto da Floris Giovanni, ha affrontato la polmonite orientale, ma si è occupato dei vitalizi dei parlamentari nostrani, una forma influenzale molto buffa, con clamorose ricadute, nel senso di ripensamenti e inversione a U. Floris ha raccolto 1 milione e 33mila ascoltatori, pari a uno share del 4,11. Analoghi temi per Giordano Mario in Fuori dal coro, là dove, dopo la sindrome cinese, sono apparse le grandi forbici maneggiate ad arte dal giornalista conduttore che hanno cercato, direi invano, di mettere paura ai senatori della Repubblica, i quali non vogliono rinunciare al privilegio dovuto per legge. Giordano ha acchiappato 780mila fedeli per uno share del 3,49. A concludere Berlinguer Bianca che, con Carta Bianca su Rai 3, ha sfiorato il milione di ascolti (912mila), ma con uno share inferiore a quello di Rete 4, dunque 3,23. Come diceva Totò, è la somma che fa il totale, tre milioni sono roba buona e importante, segnale che esiste e resiste un popolo al quale la festa di canzoni non sta in testa agli appuntamenti serali, ma preferisce informarsi sui fatti e misfatti del giorno. Si può presumere che lo stesso spostamento possa ripetersi nei giorni a seguire, con la mina vagante di una partita di calcio, Lazio-Verona, non certo una sfida irresistibile ma che potrebbe portare via un milione di tifosi, insieme con altri programmi di approfondimento culturale, oltre al consueto film di sollazzo.

Non è da trascurare l'abitudine o vizio di molti telespettatori che saltano da un canale all'altro durante il break pubblicitario, quelli sanremesi ottimi e abbondanti, scoprendo però, in molti casi, che gli spot vengono trasmessi in contemporanea, sulle reti pubbliche e private, con una stramba scelta dei pubblicitari.

Sanremo e la Rai proseguono la loro marcia trionfale verso share e ascolti oceanici e drogati, fregandosene di scalette e orari, portando all'ultimo stadio di estenuazione i telespettatori, alle due di notte, dopo quattro ore e mezza di carnevale anticipato. Chi ha scelto altro è già a letto da tempo, con la paura del coronavirus e la rabbia delle maxi pensioni. Forse meglio di Junior Cally.

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