Cronache

L'Antimafia processa la Rai

Bindi e Grasso tuonano contro Vespa e la Rai: "Non si banalizza la mafia". Maggioni: "Riina ha fatto intervista da mafioso"

L'Antimafia processa la Rai

"L'intervista è stata gratuita o ci sono state spese? Il figlio di Totò Riina non è solo figlio del capo dei Corleonesi e tanto sarebbe bastato per affrontare la vicenda con maggiore purdenza ma è stato anche condannato per associazione mafiosa e non come associato ma come promotore". Lo dice la presidente della Comissione Antimafia Bindi, nell'audizione dei vettici Rai Monica Maggioni ed Antonio Campo Dall'Orto dopo l'intervista a Bruno Vespa al figlio di Totò Riina. "La puntata riparatrice di Porta a Porta dopo quella con l'intervista a Totò Riina: "È un messaggio gravissimo perché sembra che ci possa essere par condicio fra la mafia e la lotta alla mafia", continua Rosy Bindi. Che poi aggiunge: "Avevamo chiesto alla Rai di rinunciare a messa in onda dell'intervista. Si sono levate grida di protesta dai familiari delle vittime fino al presidente Grasso. In questo Paese è un problema sensibile. Perché siete andati avanti con la trasmissione?. Dopo Riina in Rai si può ancora parlare di servizio pubblico?" , chiede Bindi.

Che poi rincara la dose: "Salvo Riina con quell'intervista a Porta a porta ieri sera ha parlato ai mafiosi, ha mandato messaggi intimidatori ai collaboratori di giustizia e ai pentiti, che sono figure fondamentali. Nessuno pensi di aver ascoltato le parole di un figlio, erano quelle di un mafioso che ha portato la voce del padre, che è un mafioso".

Maggioni: "Le notizie sono notizie"

"Da giornalista le notizie sono notizie, le storie sono storie. E avere di fronte un mafioso che spiega la vita quotidiana dei mafiosi è certamente un documento. Ma poi ci sono le responsabilità e i contesti, c'è il servizio pubblico. E c'è la storia del nostro Paese e la ferita che la mafia rappresenta. Nel servizio pubblico, e per i giornalisti del servizio pubblico, la vittima e l'aguzzino non possono avere stessa dignità di racconto a meno di non considerare sullo stesso piano la mafia e chi lotta contro la mafia". Lo dice in un'intervista ad Avvenire Monica Maggioni, giornalista e presidente Rai, sull'intervista di Bruno Vespa a Salvo Riina. "Sentire quel racconto in cui il figlio non giudica e non condanna il padre è difficile da sopportare", spiega. "Vorrei vedere, invece di ascoltare le sue elucubrazioni, molta più attenzione quotidiana per le storie - quelle sì eroiche - dei cronisti minacciati dalla mafia, quelli che tutti i giorni sono su quelle stesse strade, sentono quegli stessi linguaggi di minaccia che oggi il figlio del boss fa cinicamente finta di non considerare. Vorrei che a fare quelle domande a Riina junior potessero essere i figli delle vittime della mafia, i protagonisti delle storie spezzate, perchè il servizio pubblico non ha incertezze e non subisce fascinazioni; è dalla loro parte". "Mi piacerebbe che i diritti del libro di questo signore potessero essere sequestrati dallo Stato come beni di provenienza mafiosa e destinati alla lotta contro la mafia", propone.

Grasso: "Non si banalizza la mafia"

Sulla stessa linea anche il presidente del Senato, Pietro Grasso: "Penso che il servizio pubblico non debba avere limiti all'informazione, ma deve imporre un diverso grado di responsabilità e di serietà. Non si può banalizzare la mafia, non si ci si deve prestare a operazioni commerciali e culturali di questo tipo e una puntata riparatoria non giustifica, anzi sembra mettere sullo stesso piano il punto di vista della mafia e quello dello Stato. I giornali di oggi danno ampio risalto all'intervista al figlio di Riina, che sta promuovendo le vendite del suo libro, e che, eludendo tutte le domande sulla mafia, le stragi e le vittime, ha cercato di umanizzare la figura di suo padre e di banalizzare il male immenso della mafia. Ha raccontato che Totò Riina gli ha trasmesso il rispetto della famiglia, dei valori e della tradizione. Ha detto che la mafia può essere tutto e niente e che è assurdo che i pentiti non vadano in carcere. Parole vecchie di 30 o 40 anni. Che contributo hanno dato per conoscere il fenomeno mafioso? Meritavano davvero la ribalta della rete principale del servizio pubblico?. Anche se il conduttore dice di aver incalzato con le domande, non è riuscito ad ottenere risposte che non fossero quelle prevedibili di un mafioso figlio di un mafioso, portatore di un codice di omertà che ha dato un'eccezionale prova di forza, difendendo strenuamente gli aspetti umani di quel padre che è e deve passare alla storia come un mostro sanguinario".

Dall'Orto: "Intervista ritenuta contributo a dibattito"

"Dall'1 settembre l'intento è di riuscire ad avere una supervisione dei lavori a priori sui contenuti giornalistici, ovunque siano". Lo ha detto il dg Rai, Antonio Campo Dall'orto, ascoltato dalla Commissione Antimafia all'indomani dell'intervista a Salvo Riina a 'Porta a portà. "Verdelli -aggiunge il dg- nel caso di ieri ha deciso su un contenuto che è arrivato sul suo tavolo. Domani invece (alla fine quindi della fase di transizione in atto, ndr) sarà una decisione presa su un contenuto deciso insieme alla direzione informazione. Questo è il salto: agire all'origine". Campo Dall'Orto ha spiegato che dopo l'ospitata dei Casamonica a Porta a Porta e i fatti di Parigi, "è nata la decisione di istituire la direzione per l'informazione. Non è più pensabile distinguere l'informazione dall'infotainment". Il dg ha ricordato che il direttore Carlo Verdelli è in carica da circa tre mesi e si è quindi "in una fase di transizione. In questo caso Verdelli ha preso una decisione su un contenuto che si è trovato sul suo tavolo, domani bisognerà agire all'origine sulla scelta di cosa fare o non fare".

Dall'Orto ha anche detto che il direttore editoriale per l'offerta informativa Rai, Carlo Verdelli, ha ritenuto che l'intervista al figlio di Rina "fosse giornalisticamente credibile e potesse contribuire al dibattito sulla mafia". E quanto al suo compito, "non è quello di essere il censore o il decisore finale, ovvero il decisore finale lo sono quando serve".

Il dg di viale Mazzini ha tenuto quindi a precisare che la puntata di questa sera di Porta a punta dedicata anch'essa al tema mafia non è da intendersi "riparativa".

Commenti