È l’eterogenesi dei fini (sovversivi). Tutto va bene, pur di far saltare il sistema: inquinamento, disoccupazione, Equitalia, beni comuni, reddito, diritti sociali, scuola, rifiuti e trasporti come l’alta velocità ferroviaria. La «cronica frammentazione» delle aree dell’antagonismo e dei movimenti anarco-insurrezionalisti sta lasciando spazio a «una nuova spinta di collaborazione e convergenza» della protesta. A limiti dell’eversione, se non già oltre. Soprattutto sul fronte No Tav, dove agisce un «articolato fronte di lotta», che unisce anime anche assai diverse tra loro, «determinato a resistere ad oltranza contro la grande opera». La relazione al Parlamento dei nostri servizi segreti ha pochi dubbi: dagli anarchici bisogna guardarsi. Ma occhio anche, e soprattutto, alle nuove Br.
L’obiettivo degli anarchici che non disdegnano un’interlocuzione con i bombaroli postali della Fai (Federazione anarchica informale) è «infiltrare le manifestazioni di protesta» in occasioni di manifestazioni «su specifiche tematiche o vertenze territoriali o grandi questioni sociali, economiche e occupazionali» e «radicalizzare le espressioni di dissenso e provocare disordini e incidenti, cui attribuire valenza “insurrezionale”», anche sull’onda del «ribellismo distruttivo», così da raggiungere «elevati livelli di contrapposizione».
La crisi economica (vista come «sintomo dell’ineludibile declino del capitalismo» e usata come arma di «propaganda dei terroristi in carcere») offre invece ai reduci del partito armato la possibilità di «aggregarsi per eseguire e rivendicare attacchi (...) contro simboli del potere costituito» e contro i simboli racchiusi nella formula «banche, banchieri, zecche e sanguisughe».
Dagli irriducibili in carcere sono arrivate, infatti, «indicazioni» ai nuovi adepti/raccordi per «orientare in una prospettiva di classe» i conflitti sociali. «Sembra dunque emergere la possibilità che i circuiti - affermano gli 007 - intensifichino gli sforzi nei confronti delle “nuove leve”, sensibili alla lotta radicale, per favorirne la maturazione politica» e raggiungere «progetti eversivi di lungo periodo». Con un duplice obiettivo: «Mantenere alta la tensione e verificare la “risposta” delle altre componenti interessate ad intraprendere la lotta armata». Secondo l’intelligence tricolore la congiuntura economica negativa può essere sfruttata, da «soggetti e gruppi oltranzisti», anche «per affermare istanze anti-sistema ed innalzare il livello dello scontro con le Istituzioni», specie per i «provvedimenti assunti o prospettati per fronteggiare la crisi e rilanciare l’economia».
È anche «prevedibile un incremento di azioni emulative non rivendicate e di messaggi intimidatori apocrifi rivolti a personalità di rilievo che, pur non integrando concreti profili di rischio, mirino a creare un clima di allarme e tensione». In questo contesto, mettono radici pure i vecchi arnesi brigatisti, in quanto «sembra emergere la possibilità che i residui circuiti di matrice marxista-leninista ispirati all’esperienza brigatista intensifichino gli sforzi» per allevare una nuova generazione di soggetti «sensibili al richiamo di forme di lotta radicale» al fine di «individuare soggettività avanzate da attrarre» in un più articolato progetto terroristico.
Quel che i Servizi non scrivono è il bruttissimo segnale arrivato con l’inchiesta su una nuova organizzazione eversiva (il leader, Luigi Fallico, già in contatto coi br Falessi, Cassetta, De Roma, è morto in carcere) andata a sentenza il 21 novembre. Le motivazioni delle tre condanne e delle tre assoluzioni di personaggi coinvolti nel procedimento sul gruppo «Per il comunismo Brigate Rosse» - emanazione dei cosiddetti «Organismi Rivoluzionari Combattenti» - raccontano di una formazione costituitasi all’indomani di una «chiamata alle armi per un tentativo di riaggregazione di Forze Rivoluzionarie» segnalato dalla Digos capitolina sul finire del 2007. L’anno prima questa sigla aveva giust’appunto rivendicato il fallito attentato alla caserma Vannucci di Livorno.
Dalle indagini è emerso l’agire del «futuro polo proletario» che si muoveva a compartimenti stagni, «l’adozione di particolari cautele tipiche delle metodiche di contropedinamento, spedinamento, pedinamento e recupero utilizzate dalle Br-Pcc».
E sullo stesso modus operandi, ecco le frasi in codice, l’uso di telefoni con monete, il ricorso a caselle di posta elettronica intestate a persone inesistenti, il possesso di armi da guerra e volantini, la distribuzione di manuali di «condotta per militanti rivoluzionari». Indizi di lavori in corso. I segnali sono chiari. Chi li sottovaluta, domani, sarà complice.
(ha collaborato Simone Di Meo)
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