Cronache

L’asteroide Apophis non colpirà la Terra, almeno per ora

Secondo i calcoli della Nasa, per i prossimi 100 anni non ci sarebbe il rischio che l’oggetto si possa scontrare con il nostro pianeta

L’asteroide Apophis non colpirà la Terra, almeno per ora

Per almeno 100 anni dovremmo stare tranquilli: l’asteroide Apophis non colpirà la Terra. Già, oltre al Covid ci mancava solo questo, ma il pericolo fino a poco tempo fa c’era eccome. Gli ultimi calcoli della Nasa sembrano però averlo scongiurato, almeno per il momento.

L'asteroide Apophis e il pericolo scampato

L’oggetto era stato scoperto tra il 24 e il 25 dicembre del 2004 dagli astronomi della Nasa e dell’Esa e aveva dato non poche preoccupazioni. Dalle osservazioni infatti, 99942 Apophis, con oltre 300 metri di diametro, una lunghezza massima di 450 metri e un peso di 27 milioni di tonnellate, aveva più di due possibilità su cento di impattare il nostro Pianeta da quel momento a un quarto di secolo. Dopo 16 anni e molti calcoli, gli esperti hanno però affermato che l’asteroide in questione non è più un pericolo, almeno per i prossimi cento anni. Il 13 aprile del 2029 è vero che la sua orbita incrocerà il nostro pianeta a una distanza di 32mila chilometri, quindi più vicino dell'orbita dei satelliti geostazionari utilizzati per le previsioni meteo che è di circa 35mila chilometri, e un decimo della distanza che separa la Terra dalla Luna, ma abbastanza lontano da fare naufragare l'idea di un impatto. Nel Natale del 2004 tra gli astronomi che avevano scoperto l'asteroide, vi era anche il nostro Fabrizio Bernardi, ed erano state calcolate tre possibili date in cui i due corpi celesti si sarebbero potuti sfiorare: il 2029, il 2036 e il 2068. Per sedici anni la comunità scientifica ha vissuto nell’incubo di vivere in prima persona quello che accadde 66 milioni di anni fa, quando un asteroide sterminò il 75% dei dinosauri che abitavano la Terra.

I calcoli degli astronomi

Dopo che i calcoli avevano scongiurato il rischio di scontro nel 2029 e nel 2036, rimaneva ancora da studiare quello nel 2068, quando restava ancora una minima possibilità che l’orbita di Apophis incrociasse quella del nostro Pianeta. Lo scorso 5 marzo gli astronomi hanno registrato il passaggio dell'asteroide nel punto più vicino alla Terra, nel ciclo orbitale intorno a sole che dura 323 giorni. A catturare i dati sono stati un’antenna radio alta 70 metri sita nella centrale della Nasa Deep Space a Barstow, in California, e una maxi lente da 100 metri di diametro del telescopio di Green Bank, in West Virginia. Questi due strumenti sono riusciti a fornire i dati di posizionamento con un'approssimazione di appena 150 metri. Una precisione incredibile se si pensa che il passaggio è avvenuto a 17 milioni di chilometri di distanza. Ma grazie a questi dati, l'ingegnere dell'agenzia spaziale statunitense Davide Farnocchia ha potuto finalmente smontare i sospetti di una catastrofe in arrivo: "Grazie alle recenti osservazioni ottiche e radar, l'incertezza dell'orbita di Apophis è collassata da centinaia ad appena una manciata di chilometri, proiettata al 2029. Questa molto migliore conoscenza della sua posizione nel 2029 fornisce maggiore certezza sulla sua traiettoria futura, quindi possiamo cancellare Apophis dalla lista di rischio. Un impatto nel 2068 non è più nel campo delle possibilità e i nostri calcoli non mostrano nessun rischio di impatto per almeno i prossimi 100 anni".

Cosa sarebbe avvenuto

Scampato pericolo, anche perché, se Apophis si fosse schiantato sul nostro Pianeta, Apophis avrebbe creato un cratere largo cinque chilometri, con una potenza di 1.500 megatoni, ovvero 100mila volte più potente della bomba atomica di Hiroshima. Appuntamento quindi per il 13 aprile del 2029 quando ci potremo godere lo spettacolo senza timore, infatti l’asteroide sarà visibile a occhio nudo. Gli scienziati della Nasa e dell’ente spaziale europeo stanno comunque lavorando insieme per studiare vari modi per evitare possibili collisioni con altri asteroidi, anche se, al momento avremmo bisogno di un preavviso di almeno una decina di anni per fare qualcosa.

Tra le ipotesi ci sarebbero anche esplosioni atomiche vicine alla superficie della corpo da deviare, oppure l'impatto diretto contro corpi più piccoli, e la distorsione magnetica della traiettoria tramite l'emissione ad alta potenza di ioni.

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