L’uomo perseguitato da tutti i terremoti

Nato a San Francisco, fuggito nelle Marche, rifugiato in Emilia. Il sisma lo segue

L’uomo perseguitato  da tutti i terremoti

Luigi vive in un mondo di cose che non cambiano, votato a mettersi sempre, senza volere mai, dalla parte sbagliata della storia. «Sono allenato...» racconta con un filo di rassegnata ironia al Quotidiano Nazionale alzando gli occhi sul suo agriturismo, un ex fienile diventato ristorante a cui il terremoto ha azzoppato i piloni di appoggio senza tirarli giù, trascinandolo però lo stesso nella rovina: «Vedi? La colonna qui si è spostata moltissimo già con la prima botta, quella colonna là invece si è spostata proprio di netto...».

A parte una Harley Davidson Electra, Luigi adesso possiede solo ciò che ha vissuto: «Ho un mutuo di 70mila euro che hanno pagato i miei genitori e nessun soldo messo via. E per la casa colonica dove abitiamo io e mia moglie dobbiamo restituire altri 150mila euro». Ogni giorno è un giorno che il cielo gli ha regalato e che poteva non esserci più. Ma di certo il cielo sta abusando della sua pazienza. Luigi Sciamanna ha 41 anni, il pizzetto tagliato come Robert De Niro nel «Cacciatore» e una storia da film. É nato a San Francisco, la madre di tutti i terremoti, e per nove anni ha ballato, a volte di brutto. Meglio togliersi di lì, non si sa mai quando arriva il Big Bang. Italia allora da dove sono partiti i suoi genitori, stesso paese, Frontone, mille abitanti o poco più, tra Pesaro e Urbino.

Non fa tempo a trovare casa che si scatena il terremoto nella Marche, nono grado della Scala Mercalli, un anno intero di scosse, non era mai successo da quelle parti: 11 morti, 100 feriti e più di 80.000 case in pezzi. La sua di casa finisce in pieno nell’onda, ma resta in piedi non si sa come. Cambia vita per amore, ma qualche sospetto di essere pedinato gli resta. Incontra Monica a un raduno per biker, lei però è di Finale Emilia, tocca spostarsi ancora, forse però è meglio così, anche le Marche non sono più tanto sicure.
Il terremoto lo aspetta anche lì. Siamo meno difesi dalla scalogna di quanto non si possa immaginare: «Solo quando ho sentito il rumore dei vetri rotti ho capito che dovevo scappare - racconta Monica - perchè da queste parti al massimo si è sempre e solo sentito un tremolio. Luigi invece era già pronto a uscire con in braccio il nostro piccolo Matteo». Questione di allenamento appunto. Dopo la scossa si sono arrangiati, per giorni lassù non si è visto nessuno. Ma più che incazzarsi preferisce rendersi utile. Domenica, il giorno della scossa più tosta, aveva preparato un pasto per centocinquanta persone, c’era da festeggiare prime comunioni che non si sono fatte più. E ora, lui che non ha avuto niente, è pronto a dare tutto: «Se volete regalare agli sfollati i nostri pranzo, più che volentieri: è giusto aiutare chi ha bisogno»

Inutile rimettere indietro l'orologio della vita, uno non può passare il tempo a rincorrere ciò che poteva essere e non è stato.

Come ricominciare Luigi ancora non lo sa. Per sistemare il posto ci vorranno tempo, soldi, intanto si dovrà vivere. Non ha l’aria di uno che molla, uno come lui una via la troverà di sicuro. Chi non sceglie per paura di perdere finisce per perdere sempre.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica