Cronache

L'accusatore di Tortora: "Chiedo scusa". La figlia: "Cerca pubblicità"

Gianni Melluso, uscito dal carcere dopo avere scontato 30 anni per spaccio di droga e rapine, chiede scusa alla famiglia di Enzo Tortora dopo averlo accusato ingiustamente di associazione camorristica. La figlia Gaia: "Va ignorato e basta"

L'accusatore di Tortora: "Chiedo scusa". La figlia: "Cerca pubblicità"

Gianni Melluso, il grande accusatore di Enzo Tortora, il "picciotto" della mala milanese che inventò ai danni del presentatore di Portobello le assurde accuse di spaccio di droga e associazione camorristica, è appena tornato in libertà dopo 30 anni di carcere. 48 ore dopo avere lasciato l'istituto penitenziario, lui che ai tempi d'oro viveva in un appartamento di via Montenapoleone e facevauna vita da nababbo grazie agli illeciti guadagni derivanti dalle sue attività criminali, si rivolge così alla famiglia di Tortora: "Mi inginocchio e chiedo scusa". Secondo il Corriere della Sera "Gianni il Bello", come si faceva chiamare da giovane, punterebbe addirittura alla riabilitazione. Ignorando quanto successo al presentatore Rai, finito ingiustamente in cella e scomparso qualche anno dopo per un brutto male provocato proprio dalla terribile, duplice esperienza di recluso e imputato.

Melluso, condannato in primo grado all'ergastolo come mandante dell'omicidio di una donna trovata in fondo a un pozzo e poi scagionato in Appello, per il caso Tortora non ha mai fatto un solo giorno di carcere, essendo stato assolto dall'accusa di calunnia. Il 6 marzo è stato il giorno della sua liberazione. Dalla sua casa di Sciacca, in provincia di Agrigento, invia un appello ai familiari del presentatore: "Sono pronto ad inginocchiarmi davanti alla famiglia". Che però non ne vuole sapere. Le figlie, in particolare Gaia Tortora, gli hanno risposto così: "Questo signore si faccia pubblicità in altro modo. Basta con queste trovate, anche la pazienza ha un limite. Certi personaggi andrebbero semplicemente ignorati". Anche perché Melluso potrebbe tornare presto in carcere. Infatti il procuratore generale di Palermo, Domenico Gozzo, dovrebbe impugnare la recente assoluzione in secondo grado.

Già in carcere per altri reati, nel 2016 il grande accusatore - insieme a Giovanni Pandico e Pasquale Barra - di Enzo Tortora era stato condannato come mandante dell'omicidio di Sabine Maccarone, una cittadina italo-svizzera con cui aveva intrattenuto una relazione sentimentale. Ad accusarlo era stato l’esecutore materiale del delitto Giuseppe D’Assaro, proprietario del podere dove fu trovato il corpo della ragazza. Melluso si difende così: "D’Assaro è solo un pazzo e lo sanno tutti. Io sono contro le violenze su donne e bambini. La mia specialità erano le rapine in banca, altre cose mi hanno fatto sempre schifo". Di rapine in banca, negli anni Settanta, Melluso ne fece tante.

Amico di due re della mala milanese come Francis Turatello e Renato Vallanzasca, ai tempi d'oro "Gianni" faceva la bella vita, frequentando il mondo dello spettacolo e vivendo nel quadrilatero della moda.

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