"La prima cosa che sento è un senso di grande dolore per le tre vite spezzate, quella della ragazza, del giovane ucciso ieri e dell'assassino che ormai, dopo quello che ha fatto, ha una vita distrutta e sconvolta per sempre". E' quanto sottolinea all'Adnkronos l'arcivescovo della diocesi di Chieti- Vasto, monsignor Bruno Forte, commentando quanto accaduto ieri pomeriggio a Vasto, quando Fabio Di Lello, 34 anni, ha sparato e ucciso l'uomo che sette mesi fa investì e uccise sua moglie Roberta Smargiassi. Secondo l'alto prelato la tragedia poteva essere evitata ''con un intervento rapido della giustizia e una punizione esemplare''. ''Il legislatore deve essere attento alle leggi che fa e deve articolarle su uno spettro più ampio di situazioni -spiega- La magistratura deve fare il suo corso ma nel modo più rapido possibile. Una giustizia lenta è un'ingiustizia".
Infine il Monsignore tiene a precisare: "Non c'è vendetta che può essere ritenuta giustizia. La vendetta produce sempre frutti dannosi, è un atto immorale'', conclude. Intanto nel pomeriggio di oggi, intanto, la Procura di Vasto affiderà al medico legale Pietro Falco l’incarico di effettuare l’autopsia sul corpo del giovane. Subito dopo l’omicidio, Fabio Di Lello si era recato per pregare sulla tomba della moglie, dove i carabinieri hanno rinvenuto l’arma del delitto, legalmente detenuta dall’uomo che si è spontaneamente costituito.
L’omicidio sarebbe stato compiuto per vendetta: Italo D’Elisa, il primo luglio scorso, aveva causato la morte della moglie di Di Lello, Roberta Smargiassi, deceduta a seguito di un incidente stradale, e per questo era stato rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio stradale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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