Il governo in carica - ma non eletto e basato su una maggioranza trasformista che non rappresenta la volontà degli elettori - ha incautamente sbandierato come un successo l'accordo raggiunto dal ministro Padoan con la commissaria europea alla concorrenza Vestager per la soluzione dei problemi dei crediti deteriorati delle banche. Ma il mercato finanziario non ci ha creduto e i titoli bancari della nostra Borsa sono caduti ancora una volta. In particolare è crollato (di nuovo) il Monte dei Paschi, la banca fino a ieri controllata da una Fondazione bancaria governata dal Pd toscano, il cui titolo in tre mesi ha perso il 60% del suo valore di listino.
I mercati finanziari non credono alla bontà di ciò che il nostro governo promette per risolvere il principale problema attuale dell'Italia perché esso ha perso credibilità. Fa affermazioni circa i propri successi che non hanno riscontro nella realtà. E per di più, si dedica con priorità assoluta a questioni marginali, come quella delle coppie gay, anziché concentrarsi sui problemi prioritari, che sono quelli finanziari, gli immigrati e la Libia.
C'è di più e di peggio. Il governo che dovrebbe risolvere i problemi dei conti delle banche, alleggerendone i bilanci dai crediti deteriorati, in primo luogo dovrebbe dedicarsi a riordinare i propri conti, tagliando il deficit e spendendo con saggezza, anziché gonfiare il suo bilancio di un deficit eccessivo, che mantiene il debito pubblico a un livello di guardia. Se il governo dice che ha la soluzione per i bilanci delle banche, come si fa a credergli, dato che non ha la soluzione per i bilanci propri, inclusi quelli di grandi comuni come Roma e Napoli, governati dal partito del premier? Purtroppo questa perdita di credibilità va a danno della maggioranza degli italiani, che sgobbano, pagano le tasse, risparmiano (salvo essere derubati da banche disoneste). Ma va anche a danno del sistema bancario italiano, che non è fatto in genere di pecore nere.
Il governo, però, mentre si vanta di avere una buona soluzione, manca di chiarezza sulla effettiva natura ed entità della soluzione trovata e sbandierata. È sua prassi quella di dare indicazioni generiche, lasciando al dopo la parte specifica. Il mercato, così, considera che la soluzione annunciata sia solo un'aspirina, che può servire alle banche con un raffreddore, non a quelle che hanno bisogno di cure più serie. La mancanza di chiarezza riguarda anche l'entità del problema. Per conoscere la situazione dei crediti deteriorati delle 13 principali banche che ne hanno, bisogna leggere il Financial Times. Ma esso espone solo questa faccia della medaglia, non considera l'altra, che riguarda le garanzie che assistono tali crediti a imprese e famiglie. Le nostre banche, al riguardo, in generale sono molto più caute della media europea e di quella americana. Il sistema bancario italiano ha più crediti deteriorati della media europea, cioè il 17% contro il 6%, ma ha anche più garanzie bancarie a fronte di essi, specie per i mutui immobiliari. Le nostre banche in media hanno svalutato i crediti deteriorati del 55% del loro valore, mentre tali crediti sui mercati internazionali sono stimatati fra il 20 e il 15% perché hanno modeste garanzie. Ma queste da noi sono maggiori, quindi i crediti deteriorati valgono di più.
Il Financial Times mette a nudo alcune verità, non tutte. Una però la dice, ossia che i nostri risparmiatori stanno disinvestendo sui titoli bancari, perché non si fidano. Mi pare che il caso Etruria ne mostri la ragione. Un'altra verità il Financial Times la aggiunge: il problema avrebbe una soluzione più agevole, se noi avessimo una crescita del Pil più robusta. Io osservo che senza i disastri provocati dall'eccesso di tassazione immobiliare, le sofferenze bancarie sarebbero di meno.
E se il mercato immobiliare non fosse ingessato da una imposta di registro vessatoria e inquisitoria (perché chi ha immobili vien definito «ricco») non solo ci sarebbero meno sofferenze bancarie, le loro garanzie immobiliari varrebbero di più. Questo governo retorico è anche poco pratico. È naturale che sia così, perché non risponde al popolo della realtà quotidiana.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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