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Il lavoro che non decolla è la vera zavorra del Paese

Dove il governo non fa abbastanza

Il lavoro che non decolla è la vera zavorra del Paese

Dopo la Banca d'Italia, anche il Fondo monetario rialza la stima di crescita del Pil italiano. Da +0,8 a +1,3% nel 2017; da +0,8 a +1% nel 2018. Bankitalia ha scritto +1,4% e dunque il Fondo, che a differenza di Palazzo Koch non è certo sospettato di essere filogovernativo, accredita in pieno la tendenza al rialzo. Per l'esecutivo Gentiloni una bella medaglietta che anche la maggioranza che lo sostiene può rivendersi in lungo e in largo.

Lasciando passare in secondo piano che, a fronte di una ripresa sempre più robusta, le dinamiche economiche e sociali che poi la dovrebbero accompagnare restano debolissime: l'inflazione, indice di espansione per eccellenza, è ferma; mentre l'occupazione è addirittura in calo: in maggio la disoccupazione è salita dello 0,2% all'11,3%, con il picco tra quella giovanile (37%, +1,8%). Qualcuno ha brillantemente coniato l'espressione di una crescita «geneticamente modificata», per dire che, all'uscita della crisi, tecnologia e globalizzazione hanno cancellato gli automatismi macroeconomici del '900.

Inoltre non va dimenticato che i principali centri di ricerca concordano nel ritenere prevalentemente esogena la spinta verso una ripresa che è internazionale. A cui contribuiscono situazioni favorevoli senza precedenti nei prezzi, stracciati, delle materie prime e nei tassi d'interesse, tenuti a zero dalla politica monetaria della Bce.

Ecco allora che il governo non può accontentarsi di celebrare questi numeretti sul Pil, piuttosto che sulla produzione industriale. Su tutti questi ha ben pochi meriti. Dovrebbe piuttosto preoccuparsi, e molto, dei meccanismi di trasmissione verso il lavoro e i salari, tutti inceppati. E in attesa - questo sì - di iniziative della politica. La realtà è che la più importante (unica?) riforma economica del governo Renzi, il Jobs Act, funziona ben poco. Le imprese, finiti gli incentivi, assumono solo a termine: nel 2017, secondo l'Inps, ha applicato le «tutele crescenti» solo al 20% dei nuovi contratti, mentre il 66% è a termine.

Questo momento favorevole non durerà a lungo e non sfruttarlo sarebbe una follia che,

questa sì, ricadrebbe interamente sotto la responsabilità del governo e del Pd che lo sostiene. Che dovrà scegliere tra una legge di Stabilità mirata a lavoro, salari, produttività, e l'ennesima sciagurata manovra elettorale.

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