Cronache

L'ex moglie di un Casamonica: "Milioni nascosti nei muri e botte"

Debora Cerreoni, collaboratrice di giustizia, ha raccontato la vita nel clan: "Discussioni e botte. Hanno anche minacciato di sciogliermi nell'acido"

L'ex moglie di un Casamonica: "Milioni nascosti nei muri e botte"

"Mi hanno distrutto la vita. Non avevo sposato soltanto Massimiliano, ma tutto il clan". È il racconto di Debora Cerreoni, collaboratrice di giustizia che con la sua testimonianza ha fatto arrestare decine di membri del clan Casamonica. Nell'ultima udienza del maxiprocesso a carico di 44 esponenti della famiglia sinti, la donna ha portato alla luce alcuni aspetti inquietanti del clan. "So che Giuseppe Casamonica diceva di avere 10 milioni di euro nascosti nei muri", ha dichiarato la testimone, in videoconferenza con l'aula Occorsio del tribunale di Roma.

Come riporta il Messaggero, la donna è stata sposata per circa 12 anni con Massimiliano Casamonica. "Non sono mai stata ben vista da loro, perché non ero sinti dovevo fare quello che dicevano loro, non potevo fiatare. Ogni volta erano discussioni e botte. Venni insultata perché mi ero tagliata i capelli di un centimetro, arrivavano a controllarmi anche la spesa", ha dichiarato Cerreoni spiegando di essere stata anche sequestrata. "Quel giorno le donne del clan mi hanno sputato davanti ai bambini che si sono messi a piangere. Mi hanno tolto il cellulare. Ero costretta ad andare in bagno lasciando la porta aperta e per cercare di nascondere il sequestro mi hanno anche portato alla festa di un loro parente".

Ma non sarebbe finita qui. "Hanno anche minacciato di sciogliermi nell'acido", ha raccontato la donna tra le lacrime. Così erano finiti in manette tre componenti della famiglia (Antonietta e Liliana Casamonica e il loro fratello Massimiliano), poi assolti tutti in primo grado. Separata da Casamonica, la donna ha deciso di diventare una collaboratrice di giustizia e svelare tutto agli inquirenti. "Più volte ho pensato di denunciare, ma ogni volta che andavo in caserma alla fine non entravo e piangevo, avevo paura per i bambini. Ma nel maggio 2014 sono riuscita a fuggire e a Bologna ho sporto denuncia. Avevo paura e temevo ritorsioni sui miei figli".

Il maxiprocesso contro il clan, come ricorda il quotidiano, è scaturito dall'operazione "Gramigna" che, tra il 2018 e il 2019, ha portato all'arresto di decine di esponenti della famiglia. Le accuse vanno dall'associazione mafiosa dedita al traffico e allo spaccio di droga, all'estorsione, l'usura e detenzione illegale di armi.

L'accusa più pesante, quella di associazione per delinquere di stampo mafioso, è stata contestata nel processo trattato ieri a carico di 44 imputati.

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