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Limite delle tasse al 30%: ecco come si può fare

Flat tax sull'Irpef e contributo regionale: così riparte il Paese

Limite delle tasse al 30%: ecco come si può fare

La proposta di emendamento costituzionale che ora Silvio Berlusconi propone fu la bandiera di Forza Italia quando esordì nel 1994 con la proposta di tetto alla pressione tributaria del 33% e la Giornata della liberazione fiscale. Questa proposta è perfettamente realizzabile con una flat tax, quale quella fatta in passato da Forza Italia, a cui io avevo collaborato, discutendola con Berlusconi, oggi ri-elaborata, aggiornata e perfezionata, adeguandola anche all'esigenza di autonomia tributaria regionale. E ora si può dimostrare con un progetto da attuare gradualmente in tre anni di flat tax Irpef del 20%, affiancata da un contributo regionale per le spese sanitarie fino al 30% massimo per i redditi più alti, che può arrivare al 33% con un ulteriore contributo volontario fra l'1% e il 3% per i redditi sopra mezzo milione di euro annui, con elenco di tali ricchi «donatori» reso pubblico, che certamente genera fra loro competizione. È quindi ragionevole ipotizzare che essa arrivi almeno al 2%.

Una flat tax Irpef del 20% con no tax area (esonero iniziale) di 12-13mila euro annui con una simulazione sul gettito Irpef aggiornato al 2019, effettuata con la collaborazione di Domenico Guardabascio, specializzato in pubblici bilanci e Diritto tributario, farebbe perdere al massimo 23 miliardi, ossia 1,3 punti di Pil calcolando la perdita di gettito con ipotesi pessimiste prudenziali, se immediatamente applicata integralmente e senza alcun recupero di gettito e conservando tutte le vigenti detrazioni per ristrutturazioni edilizie e interventi ecologici e gli altri benefici.

Nel volumetto della collana Fuori dal Coro edito da il Giornale nella primavera 2018, sempre in collaborazione con Guardabascio, la perdita di gettito era stimata solo in 13 miliardi, ipotizzando però un'Irpef del 23% e una no tax area iniziale di 10mila euro annui. L'Irpef si attua nell'anno seguente a quello in cui essa entra in vigore, perché si applica sulle dichiarazioni dei redditi dell'anno prima.

È ben possibile che la perdita di gettito nel primo anno si riduca al minimo, controbilanciata dal recupero di gettito dovuto al maggior denaro disponibile al contribuente che si traduce in maggiori spese, dalla maggior crescita immediata del Pil dovuta allo stimolo fiscale, dalla minore evasione ed elusione attuate con meno «nero» e meno trucchi ed eventualmente da un primo rientro di capitali e di contribuenti dall'estero, stimolati in questo caso dalla minor fiscalità. Comunque, la perdita di gettito si può fronteggiare con un piccolo taglio di spese o con il loro differimento all'anno dopo, in cui il recupero di gettito si amplia.

La flat tax per i fitti degli immobili, attuata con la cosiddetta «cedolare secca», mostra che in tre anni il gettito si recupera. In Francia col quoziente familiare e in Germania con la tassazione unita o separata delle coppie e il credito di imposta per i figli, l'aliquota massima è al 33%. Così si aumentano Pil e occupazione, non certo con spese correnti in deficit.

A carico del futuro.

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