Cronache

Le parole che raccontano il 2019

Le parole che raccontano il 2019

Lo sappiamo, sono tutte convenzioni, ma si chiude un anno e con lui pure un decennio, e siamo quindi obbligati a un bilancio. Così, volendo scegliere un acronimo per gli anni Dieci appena trascorsi, li definiremmo il decennio DRS: Disillusione, Risentimento, Sfiducia. Tre sentimenti, o passioni tristi se vogliamo, che hanno caratterizzato tutto il mondo occidentale, ma l'Italia in modo particolare. Disillusione: all'inizio del 2010 eravamo già stati investiti dalla Grande Recessione esplosa due anni prima, ma politicamente la situazione sembrava stabile, con un quasi perfetto bipolarismo: Pdl al governo e Pd all'opposizione. Una grande illusione, una delle tante del periodo iniziato nel 1989, che potremmo appunto chiamare l'età delle illusioni. Quella del bipolarismo e della stabilità si infranse infatti nel 2011, con l'operazione di caduta forzata del governo Berlusconi che fu, a usare un gentile eufemismo, un'anomalia e che segna un vulnus da cui l'Italia non si è più ripresa. Ne è seguito un breve periodo di austerità senza successo, che ha alimentato quel risentimento già sotterraneo, una costante della storia del popolo italiano. Rispetto alle piazze spagnole, greche e persino statunitensi (i Tea party) con i loro indignati, in Italia questo sentimento trovò tuttavia subito uno sbocco politico: i 5 stelle che si fecero imprenditori politici del risentimento. Ma non solo loro: non si capisce il passaggio da una Lega moribonda, dopo la fine del governo Berlusconi, a una nuova, stabilmente sopra al 30%, o non si coglie il successo di un'impresa su cui pochi avrebbero scommesso, Fratelli d'Italia, se non si definiscono gli anni appena trascorsi come quelli del risentimento. Che leader come Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno saputo interpretare e a cui soprattutto hanno dato voce e risposte: chapeau. Cosi come i brexiteers e Donald Trump, fautori di quella rivoluzione del 2016 che segna la vera cifra del decennio. E la sfiducia? È oggi la passione dominante, superato il lutto della Disillusione e la rabbia del Risentimento. Mai come in questi anni l'indice di fiducia nei confronti dei politici e pure delle istituzioni ha toccato il fondo. I legami sociali sono talmente slabbrati che nessuno si fida più di nessuno: la stessa ritrosia degli imprenditori ad investire è figlia di questo clima, perché senza fiducia nel futuro non ci può essere neppure rischio, il sale dell'impresa. Oppure guardiamo ai 5S, il movimento che sulla base del risentimento ha maggiormente incassato. Ebbene, nella storia recente non riusciamo a trovare il precedente di un più gigantesco e repentino voltafaccia come quello compiuto da Grillo e i suoi: come può nutrire fiducia nei confronti della politica chi, in buona fede, ha scelto, magari più di una volta, i pentastellati? Certo, il consenso ai partiti o ai leader sovranisti può essere considerato un segno in controtendenza. Ma attenzione, sbaglieremmo a scambiarla per una fiducia fideistica o un assegno in bianco: si tratta, semmai, di una fiducia condizionata, o scettica, che non perdonerà troppi errori, o meno di quanto siano stati perdonati ai predecessori. Non siamo bravi nelle previsioni ma ecco, se volessimo spingerci a ipotizzare come sarà l'inizio degli anni Venti, li diremmo segnati da un risentimento più controllato e più razionale, da un sano scetticismo, che previene dalle ubriacature delle illusioni.

E da una nuova fiducia verso i leader: ma condizionata e a tempo, molto a tempo.

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