Leotta, caso chiuso sulla gonna aperta

L'ipocrisia che stona mentre i moralisti vanno adesso al tappeto

Leotta, caso chiuso sulla gonna aperta

Alla fine hanno vinto tutti. Con l'appello contro il cyber bullismo, l'altra sera sul palco dell'Ariston Diletta Leotta ha raschiato via gli ultimi retroscena di quelle foto maledette circolate mesi fa sul web. Lei nuda. Lei nuda provocante. Tutto hackerizzato da qualche folle che si era impossessato di foto privatissime e le aveva fatte circolare sul web. Insomma, la conduttrice di Sky Sport è uscita dal Purgatorio. Ma lo ha fatto nel luogo giusto: Sanremo. Il palco perfetto per legittimare la mescolanza inconsueta, irrituale e comunque sempre provocatoria di look e idee. Di abiti glamour e personalità forte.

Di fianco a un Carlo Conti calato nel ruolo, lei ha esibito un abito lungo da sera in rosso pompeiano a fiori che ha scatenato qualche commento malevolo, sia in sala stampa che sul web. Spacco profondo. Ammiccamento garantito. Ma poi tutto è rientrato dopo che Maria De Filippi ha detto papale papale che «siamo nel 2017 e parlare di com'era vestita invece di ciò che ha detto è come dire che, se hai la minigonna, è giusto che ti violentino». Nel frattempo anche Caterina Balivo ha fatto retromarcia dopo un tweet malevolo. «Non puoi parlare di violazione della privacy con quel vestito e con la mano che cerca di allargare lo spacco della gonna». Poi, ieri, durante la puntata di Detto, Fatto su Raidue si è spiegata: «Non sono nessuno per giudicare un atteggiamento di un'altra donna. Se ho offeso qualcuno, mea culpa». Anche Paola Ferrari ha abbozzato dopo le critiche. E, alla fine, da questo bailamme tipicamente festivaliero, è stata la conduttrice Sky a uscirne meglio. Tutti hanno avuto un ritorno, persino Carlo Conti che, comunque, si è speso per una battaglia ultralegittima, quella contro la demolizione online della privacy. Ma a uscirne consacrata, parliamoci chiaro, è stata proprio questa venticinquenne di vitalità mediterranea, sorridente e pure capace di intonare una (appena) dignitosa Sarà perché ti amo senza scivolare nel vintage più folcloristico.

In fondo, a rivederla qui sul palco più famoso d'Italia, sul palco di Sanremo, che, dopotutto, non è quello di una navata dove si celebra la messa, ha messo in gioco tutta se stessa. Una bella ragazza che sa prendere posizione. Un corpo provocante con una bella testa. Tanto per capirci, anche Vittorio Sgarbi è un gran cervello con il vezzo della provocazione, della quale si nutre e attraverso la quale, almeno in parte, si legittima.

E allora, al di là dei commenti di maniera, a Diletta Leotta è venuto naturale mettersi in gioco in un contesto così importante concedendosi anche a giudizi estetici e ai soliti shitstorm dei social. E concedersi a quei giudizi esprimendo un giudizio pesante contro una delle peggiori violenze moderne. Se l'abito non fa il monaco, neanche Sanremo è un monastero, non dimentichiamocelo.

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