L'ipotesi della ripresa per età divide scienziati e giuristi

Nella proposta degli scienziati per riaprire l'Italia non compare la differenziazione anagrafica. Il tema divide gli esperti

L'ipotesi della ripresa per età divide scienziati e giuristi

"Gli anziani sono la fascia effettivamente più fragile e avere verso questa fetta di popolazione una tutela maggiore è senz'altro indicato". A sostenerlo è Massimo Antonelli, direttore della Rianimazione del policlinico Gemelli di Roma, commentando l'ipotesi dell'allungamento delle misure di isolamento. Ma non tutti sono d'accordo con il mancato allentamento delle misure per la fascia d'età più a rischio coronavirus.

L'Italia è il secondo Paese più vecchio del mondo, dopo il Giappone. "Nel 2020- ha rivelato un esperto intervistato da Agi- il 7,5% della popolazione ha più di 80 anni (9% in Giappone, 5% nella media dei paesi più sviluppati)". E tra le vittime del Covid-19, la percentuale più alta è quella degli over 60.

Per questo, si pensa anche a un modo per tutelare la fascia più anziana della popolazione, quando comincerà la fase 2, quella della ripresa del Paese. "È giusto proteggere chi è più esposto al contagio- ha detto a La Stampa Americo Cicchetti, direttore dell'Alta scuola di economia e management dei sistemi universitari della Cattolica- Altrimenti riparte l'epidemia, non l'economia. Anzi, uno dei grandi errori è stato consentire, nella prima fase del lockdown, che i bimbi non andando a scuola si trasferissero dai nonni".

Ma non tutti sono d'accordo con questo approccio e sul tema si scontrano giuristi e scienziati. Se da una parte c'è chi sostiene che le persone più anziane debbano essere maggiormente tutelate, dall'altra c'è chi è contrario alla definizione di misure diverse per gli over. Nella proposta per riaprire l'Italia, messa a punto dagli scienziati guidati d Roberto Burioni, non compare la differenziazione anagrafica.

Enrico Bucci, professore di biologia all'università Temple di Philadelfia sostiene, secondo quanto riporta La Stampa, che il contagio dipenda da "professione, densità di popolazione del luogo di residenza, abitudini sociali", mentre il presidente della Società italiana di gerontologia suggerisce di "valutare con equilibrio gli effetti fisici e psichici che la quarantena sta già producendo sugli over. Se sono in buona salute, hanno un profilo di rischio inferiore a quello di un cinquantenne fumatore". Anche il presidente della federazione degli ordini dei medici e firmatario della proposta Burioni, Filippo Anelli, non crede si tratti di un "problema anagrafico". E sostiene: "Quell'approccio è sbagliato e non risolutivo. Servono strumenti per capire il livello di immunità della popolazione e cure precoci a domicilio. Per tutti".

Il tema è stato affrontato anche sotto il profilo giuridico. Ma risulta particolarmente delicato, soprattutto perché non esistono precedenti. "Una discriminazione in base all' età in generale è vietata da Costituzione e norme europee - avrebbe osservato Valerio Onida, presidente emerito della Corte costituzionale-Limitazioni differenziate possono essere giustificate secondo un criterio di ragionevolezza se basate su solide evidenze scientifiche in rapporto a un caso specifico. Questo potrebbe essere il caso, regole diverse potrebbero essere adattate alla specificità del pericolo per la salute. Naturalmente per un tempo limitato, come prescrive la giurisprudenza costituzionale". Sulla stessa linea anche Antonio D'Aloia, docente di diritto costituzionale all'università di Parma, che sostiene "ragionevole, nonché conforme al principio di eguaglianza, tener conto della diversità di situazioni concrete, graduando le misure secondo una scala di valutazione del rischio".

Contrario, invece l'ex ministro della Salute, Renato Balduzzi, che sostiene: "Meglio procedere con consigli e cautele rafforzate piuttosto che imporre regole diverse sulla base di un criterio scivoloso, se non arbitrario, come la vulnerabilità".

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