"Per loro sono soltanto un rifugiato di serie B"

Perseguitato a Cuba e diventato cittadino italiano nel 2004: ecco l'odissea burocratica di Carlos Carralero

"Per loro sono soltanto un rifugiato di serie B"

Mentre Laura Boldrini si scandalizza del trattamento riservato agli immigrati a fronte dei "servizi di lusso" offerti ai turisti, non tutti i rifugiati politici vengono trattati allo stesso modo, nemmeno dall'Unhcr di cui la presidente della Camera era rappresentante italiana.

È la storia di Carlos Enrique Carralero Almaguer, rifugiato politico cubano che vive a Milano e che ha scritto una lettera al quotidiano online L'Intraprendente per raccontare la sua vicenda.

Carlos è diventato un cittadino italiano nel 2004, ma si ritiene un rifugiato di serie B. "Arrivato in Italia, dopo esser stato incarcerato a Cuba per manifestazioni pacifiche e poi esiliato, incontrai brave persone, ma non altrettanto posso dire della crudele e cieca burocrazia", racconta, "Comincerò col dire che sono laureato in Scienze dell’Alimentazione, ma in Italia non ho potuto convalidare il mio titolo e l’integrazione professionale per il conseguimento di tale obiettivo è impossibile per chi non se la può economicamente permettere".

Dopo le persecuzioni in carcere, infatti, l'uomo - in Italia dal 1995 - ha subìto una serie di persecuzioni burocratiche. A partire dalla domanda di asilo politico, rifiutata in un primo momento senza motivo. "Le ragioni? Con amarezza mi verrebbe da pensare che per paradosso forse fu perché sono un vero dissidente, un vero perseguitato da un regime che ormai si sa essere feroce. Nonostante la presentazione di nove documenti, di cui ho copia, ottenuti in modo rocambolesco tramite un amico, che fu anche testimone delle mie vicissitudini cubane, tramite paesi terzi, per eludere i servizi segreti del regime castrista, la mia pratica era in stallo, cioè in fondo alla torre delle altre domande che continuavano ad arrivare dopo la mia". Alla fine la situazione si sbloccò quando - coincidenza? - morì il presidente della Commissione.

Poi nuovo intoppo: il ricongiungimento familiare, chiesto due anni dopo il raggiungimento dello status di rifugiato. "Per poter far partire mia moglie ed i miei figli da Cuba, inviai alle autorità cubane i nulla osta ottenuti in Italia, ma come sempre accade con i paesi sotto regime, queste cominciarono con il giochetto ricattatorio dei rimbalzi di firme per ritardare una pratica che in realtà si sarebbe dovuta risolvere in meno di un mese. Feci presente la situazione all’Acnur di Roma, ma stranamente la situazione si oscurò ancor più e la pratica finì nelle mani dei servizi segreti castristi, complicandosi sempre più". Solo l'intervento di Lamberto Dini - racconta sempre Carlos - permise di sbloccare la situazione.

Ma per i figli la situazione burocratica non fu semplice: la più piccola fu registrata come "illegittima", gli altri due sono stati cancellati dall’anagrafe del Comune di Milano. E dopo una serie di altre vicende, ecco l'ultima: "Nel settembre scorso ho inoltrato una domanda di assegno sociale, data la situazione economica della famiglia, ma ho poche speranze: nonostante abbia lavorato in regola per 28 anni, in Italia posso contare su un periodo di contribuzione di soli 12 anni. Sono in grado di svolgere vari lavori, tranne quelli pesanti, a causa alcune patologie e ciò che il regime carcerario cubano ha lasciato al mio fisico.

Avrei il mio prodotto da offrire, i miei libri e ciò che per tanti sarebbe una spesa da poco, qualche euro, per me sarebbe l’uscita dal tunnel, ma pare che a qualcuno non piaccia che il mio libro sul castrismo venga comprato e letto. Difficile continuare sulla retta via, come in tutta la mia vita e in quella dei miei familiari, in queste condizioni".

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