Cronache

L'Ue fa carta straccia delle quote Francia, blindati contro i disperati

A Ventimiglia camionette della polizia francese schierate per impedire il passaggio dei migranti, che gridano: «Fateci passare è un nostro diritto»

RomaL'Europa lascia sola l'Italia. La strada per la proposta della Commissione Ue sui ricollocamenti urgenti di 40mila profughi è sempre più in salita. E ieri la Francia ha sbattuto la porta in faccia all'Italia al confinte di Ventimiglia. Il primo è un fronte politico. Sono dodici i Paesi europei contrari al piano di distribuzione in quote dei 40mila profughi somali ed eritrei da Italia e Grecia, vissuto come un «diktat di Bruxelles». Stanno lavorando a un piano alternativo, anche se l'esecutivo Ue si dice pronto «a difendere il suo piano fino all'ultima parola», obbligatorietà compresa. Il presidente Jean Claude Juncker ammonisce: «Se la solidarietà europea ha una chance di manifestarsi con fermezza e generosità è sull'immigrazione. I governi devono ripartirsi in modo equo e solidale chi chiede protezione internazionale». Frase che sembra aprire la strada a una sorta di criterio volontario che spiaggerebbe l'obbligatorietà.

Un esempio della collaborazione europea la sta dando in questi giorni la Francia. Che ha scelto di presidiare il confine di Ventimiglia in modo da impedire anche a un solo profugo di entrare. O meglio semplicemente di passare perché quegli uomini in cammino dal sud Italia raccontano di avere parenti in Germania o in Norvegia e dunque non è in Francia che vogliono restare. «We need to pass», urla il ragazzo in mezzo ad un centinaio di eritrei come lui ammassati al valico di confine di Ponte San Ludovico. «Vogliamo passare è un nostro diritto, un diritto umano», gridano nella piazzola sotto due bandiere mosse dal vento, quella italiana e quella europea. Immagine che suona come una presa in giro perché qui l'Europa non c'è. Ci sono invece i volontari della Croce Rossa che già in nottata hanno distribuito viveri e acqua. Il comune ha fornito qualche wc chimico. Il preoccupato sindaco, Enrico Ioculano, ha convocato un vertice in prefettura per capire come e dove sistemare i profughi che in realtà in Italia non vogliono rimanere.

Gli eritrei brandiscono un cartello «Grazie Italia ma vogliamo andarcene». Vogliono evitare l'identificazione perché sanno bene che poi il suolo italiano diverrebbe il loro punto d'approdo e dunque è qui che dovrebbero fare richiesta d'asilo e invece loro puntano all'Inghilterra, alla Germania, alla Danimarca. Anche loro hanno capito che qui la situazione è esplosiva. Forse prima di arrivare a Ventimiglia sono passati pure dalla stazione Tiburtina di Roma dove per qualche notte centinaia di eritrei hanno dormito all'addiaccio in attesa di potersi muovere verso un Nord Europa che critica l'Italia e intanto decide quando vuole che Schengen è sospeso come ora la Francia e come aveva già fatto l'Austria per il G7.

«Il numero dei profughi varia - spiega il sindaco -. Qualcuno riesce a passare il confine aggirando i controlli. Non siamo attrezzati per ospitarli e tra loro ci sono pure donne incinte e bambini». Ma i profughi dicono di essere disposti a restare lì, alla frontiera perché indietro non torneranno. Sull'emergenza interviene anche il neogovernatore della Liguria, Giovanni Toti, che invoca come unica soluzione possibile «il blocco navale» per arginare l'ondata migratoria. «La Liguria è una terra delicata e non dispone di strutture idonee alle emergenze. Si avvicina la stagione estiva e quello che accade a Ventimiglia non giova al turismo».

E sui social network i viaggiatori già denunciano come la stazione sia ridotta a una «latrina».

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