Cronache

L'ultima follia della sinistra: corsi di non violenza per la polizia

Il Ddl presentato dalla De Petris (LeU) in Senato per l'inserimento di corsi di non violenza nell'addestramento delle forze di polizia

L'ultima follia della sinistra: corsi di non violenza per la polizia

La geniale idea è venuta in mente a Loredana De Petris, vulcanica capogruppo del Misto al Senato ed eletta nientepopdimeno che nelle liste di Liberi e Uguali (il partito di Grasso e Boldrini, per intenderci): constringere la polizia e le forze dell'ordine a seguire corsi di non violenza.

Esatto: corsi di non violenza. Il ministero dell'Interno dovrebbe insommma trovare un signor Ghandi e incaricarlo come insegnante di pacifismo agli uomini in divisa. La proposta è stata formulata in un disegno di legge presentato al Senato il 23 marzo 2018 (leggi qui) dal chilometrico titolo: "Norme per l’inclusione della conoscenza e dell’addestramento all’uso delle risorse della nonviolenza nell’ambito dei percorsi didattici per l’istruzione, la formazione e l’aggiornamento del personale delle forze di polizia".

Vai a capire di che si tratta. L'obiettivo sarebbe quello di "includere tra le attività formative e di addestramento delle forze di polizia attività che forniscano utili risorse ermeneutiche ed operative alle forze dell’ordine" per favorire "la corretta percezione, comprensione e gestione delle modalità co­municative e relazionali in situazioni conflit­tuali" e migliorare le "prassi d’in­tervento al dettato costituzionale ed al prin­cipio di legalità e di responsabilità". Chiaro, no? Il mantra è "non violenza". E magari fiorellini nei manganelli.

Secondo la De Petris, l'Italia soffre da anni di "episodi esecrabili", ovvero "storie di fermati dalle forze dell’ordine e successi­ vamente deceduti, come i casi eclatanti di Stefano Cucchi, Federico Aldovrandi, Giu­seppe Uva, Michele Ferrulli, Carlo Saturno". Vicende che, ne è certa la senatrice LeU, "con opportune misure di prevenzione ed educazione alla nonviolenza" non sarebbero arrivate ad "esiti fatali". Amen.

Per la De Petris "seppur l’uso della forza da parte delle forze di polizia e dell’esercito venga stretta­ mente regolamentato dalle leggi, vi sono casi in cui gli stessi hanno pesantemente abusato dei loro poteri: si va dai 'semplici' pestaggi alla violenza durante manifestazioni ed eventi sportivi, sino a veri e propri casi di omicidi". Ora. Sui casi giudiziari aperti sarà la magistratura a fare chiarezza. Ma dire che l'addestramento e l'educazione cui sono sottoposti gli agenti di polizia tende a "disumanizzare e a considerare pericolosi per l’ordine sociale gli antagonisti, i ribelli, gli emarginati, i carcerati" è davvero troppo. Ci sia concesso dirlo. Se c'è qualcuno che dovrebbe lamentarsi della violenza subita quelli sono proprio gli uomini in divisa. Volete qualche esempio? In tutto il 2017 e nei primi mesi del 2018 sono stati calcolati 99 casi di bombe, gazebo assaltati, scontri con la polizia e violenze di altro genere messe in atto da "pacifici" manifestanti (di sinistra). E chi ne ha fatto le spese? Non solo avversari politici, ma soprattutto carabinieri, poliziotti e finanzieri. In totale fanno oltre 100 agenti feriti. Uno ogni tre giorni.

Il corso di non violenza dovrebbero forse farlo "antagonisti, ribelli e emarginati" citati dalla De Petris. Non i servitori dello Stato. E invece per la senatrice è da tutelare il movimento No Tav che "più di tutti ha dovuto far i conti con la violenza delle forze dell’ordine in diverse occasioni". Ora. Andiamolo a dire agli agenti schierati in Val di Susa, che sono costretti a difendere le reti di un cantiere subendo assalti, sassaiole e aggressioni. Diciamolo a Marco Bruno, il No Tav che chiamò "pecorella" l'agente che faceva solo il suo mestiere. Oppure ditelo al poliziotto di Torino, raggiunto da una scheggia di legno schizzata via da una bomba incendiaria lanciata dai democratici antagonisti che volevano impedire un comizio di CasaPound. Ancora? Chiedetelo a Mario Vece, artificiere mutilato da un ordigno piazzato dagli antagonisti a Firenze. Potremmo andare avanti a lungo, magari rievocando le immagini di Piacenza, quando un pacifico corteo di "lavoratori" e centri sociali si trasformò in un linciaggio contro il carabiniere Luca Belvedere caduto a terra durante gli scontri. Altro che "lavoratori e studenti scesi in piazza a manifestare contro la crisi" che "hanno dovuto subire violenti pestaggi e cariche inusitate" (come scrive nel Ddl la De Petris).

La polizia gestisce l'ordine pubblico. Nessuna "brutalità istituzionale". Nessun "problema di carattere culturale" che sarebbe "alla base di marginali comportamenti che si fondano spesso su di un malinteso senso del corporativismo". Nessuna "brutalità istituzionale". Solo il difficilissimo compito di salvaguardare tutti i cittadini.

Anche con l'uso della forza legittima.

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