Dopo l'utero, anche il seno diventa "in affitto". O forse sarebbe meglio dire "torna".
Perché in tempi di maternità surrogata, utero in affitto e altre pratiche discusse e discutibili, a tornare in voga è anche una professione antica e quasi dimenticata: quella della balia. Quella figura cioè che in passato si prendeva cura ed allattava i neonati delle famiglie benestanti.
Come riporta Marianna Baroli per Libero, sia negli Usa che in Europa si sta sviluppando una rete di associazioni e aziende che forniscono questo servizio a pagamento per i bimbi concepiti con la tecnica dell'utero in affitto. I neonati partoriti dalle madri che vengono pagate per questo servizio vengono strappati alla partoriente insieme al cordone ombelicale e nella stragrande maggioranza dei casi non rivedranno mai più - grazie anche alle clausole capestro dei contratti che vengono fatti firmare alle partorienti - la donna che li ha portati in grembo per nove mesi.
I piccoli perciò hanno bisogno di un'altra donna che si prenda cura di loro e che li allatti: di qui il boom di offerte di balie.
A pagamento e in qualche caso anche gratuitamente: come avviene a Brescia, dove l'associazione Dharma conta trecento volontari che coccolano i neonati e donano il latte materno.Per chi invece opta per un servizio a pagamento, il costo può aggirarsi intorno a cifre considerevoli: anche diverse migliaia di euro. Un business che ha già attirato l'attenzione di molti imprenditori.
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