Il boomerang giustizialista ha colpito in piena fronte Beppe Grillo. E, sia chiaro: se lo merita.
Ma sia altrettanto cristallino che i giudici non possono fare anche la liste elettorali e scegliere i candidati sindaci. I nomi di chi corre come primo cittadino per un determinato partito, li scelgono i vertici di quel partito e il suo leader. Nessun altro. Che li selezionino nel buio di una sede o su una piattaforma web è affar loro. La candidatura per sentenza è un orrore democratico.
Un Paese nel quale tutte le scelte vengono prese dai giudici è un Paese che ha già finito la frutta ed è passato direttamente ai superalcolici. Perdendo la testa.
Perché, dalle nostre parti, le toghe decidono ormai chi può assumere e licenziare un'azienda, che cosa possono mangiare i bambini nelle mense, chi è abilitata a fare la mamma e chi no, magari perché è troppo anziana, e persino (vedi caso Minzolini-Ferrario) chi deve condurre un telegiornale. E ora anche i candidati dei partiti. Tutti gli spazi lasciati colpevolmente vuoti dalla politica vengono occupati dai giudici nel nome di un diritto che spesso si trasforma in rovescio.
Da Genova arriva una lezione preoccupante: la signora Marika Cassimatis ha vinto le primarie grilline con la maiuscola cifra di 362 voti su 700. Roba da consiglio studentesco di un liceo medio piccolo. Poi Grillo si è reso conto che far scegliere a 700 persone il candidato di una città di 580mila abitanti era troppo ridicolo anche per un comico. E ha ribaltato il tavolo, selezionando personalmente il nome del candidato. Giusto? Sbagliato? Lo decideranno gli elettori grillini, che sono gli unici giudici a poter mettere il naso in questa faccenda. Ma intanto la signora è stata più grillina di Grillo e - con un'operazione da manuale a Cinque Stelle - ha portato tutta la faccenda in tribunale. Ed ecco che torniamo al boomerang. Che vola sulla testa del comico, ma non ferisce solo lui; perché questa sentenza costituisce un precedente grave per tutta la politica.
E il fatto che le Comunarie siano una buffonata e che Grillo parli di democrazia diretta solo a patto che sia diretta da
lui stesso, non sminuisce la questione.Va bene tutto, ma almeno chiamiamo le cose con il loro nome: in un Paese nel quale i giudici fanno anche le liste elettorali vige una «magistratocrazia», la democrazia è un'altra cosa.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.