Fino all’ultimo la rete internazionale che da sempre ha protetto Cesare Battisti ha fatto di tutto per permettergli di rimanere in Bolivia. Il Giornale è entrato in possesso in esclusiva di una importantissima email inviata lo scorso 31 dicembre a Patricia Hermosa Gutierrez, capo gabinetto della Presidenza della Repubblica della Bolivia nonché factotum di Evo Morales in persona. A firmarla José Bové, oggi vice presidente della Commissione Agricoltura e sviluppo rurale al parlamento Europeo, eurodeputato dal 2009. Mentre per l’Interpol il terrorista dei Proletari Armati per il Comunismo era ricercato a livello internazionale l’ex agricoltore francese diventato uno dei volti simbolo del movimento no global sapeva esattamente dove il suo amico italiano si trovasse e di che aiuto avesse bisogno, tanto da rivolgersi appunto a Morales in persona. Ma si è ben guardato dall’informare le autorità in barba all’importante ruolo istituzionale che oggi ricopre presso il Parlamento Europeo. L’email ha un tono colloquiale. “Caro Evo”, scrive Bové da Meseta del Larzac, sua personale roccaforte, per poi entrare subito nella ricostruzione menzognera dei fatti cosi cara a certo mondo francese “Battisti è stato condannato all’ergastolo senza possibilità di difesa durante il suo processo”. Con l’arrivo di Sarkozy scrive “io stesso ho perorato direttamente il suo trasferimento in Brasile ma la vittoria di Bolsonaro lo ha obbligato a partire per la Bolivia.” Per arrivare poi alla richiesta. “Ti chiedo che tu gli permetta di stabilirsi in Bolivia con una protezione giuridica simile a quella che a suo tempo gli aveva concesso il presidente socialista Mitterand. Non esitare ad avvisarmi della tua decisione, rimango a tua disposizione se dovesse essere necessario.
Spero tu possa accogliere in modo positivo questa richiesta”. Morales aveva già rifiutato cinque giorni prima la richiesta di asilo presentata da Battisti il 21 dicembre. L’email di Bové è stata, dunque, l’ultima carta per tentare di salvare una situazione che già allora si stava mettendo male. Quanto a Bové incarna benissimo quell’internazionale rossa che per anni ha protetto Battisti come altri terroristi. Nel curriculum dell’ex agricoltore ci sono vari arresti tra cui uno famosissimo nel 2002 a Millau in Francia per aver distrutto un McDonald’s. Nel 2007 poi è stato addirittura candidato alle presidenziali in Francia. Con il Brasile ha rapporti antichi. Nel 2001 in occasione del Forum Sociale Mondiale ha partecipato con membri del Movimento Sem Terra verde-oro alla distruzione di 2 ettari di soia geneticamente modificata in una proprietà agricola del Rio Grande do Sul di proprietà della Monsanto.
Nel 2010 aveva firmato un documento che appoggiava la candidatura della delfina di Lula, Dilma Rousseff, alla presidenza contro José Serra dietro cui, secondo Bové “la destra brasiliana sta mobilitando tutto quello che ha di peggiore nelle nostre società”. Nove anni dopo il nemico è diventato Bolsonaro e la sua scelta di dare l’ok all’estradizione. E ora che il caro Evo non ha dato seguito alla sua richiesta Bové continua sul suo sito internet la sua difesa di Battisti. Come del resto ha fatto in Italia Adriano Sofri. L’ex leader di Lotta Continua, condannato come mandante dell’omicidio del commissario Calabresi si è scagliato contro Matteo Salvini “È una vendetta, vergogna e disgusto" per il carcere e quello che rappresenta. E lo difende anche il fratello Domenico Battisti.
“È innocente, era solo un delinquente da quattro soldi”. Immediata la risposta di Salvini su Twitter “Che vergogna. Dovrebbe solo stare zitto, almeno per rispetto di tutte quelle persone che, per colpa di un assassino, hanno perso la vita”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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