Cronache

"La politica non condizioni la Rai"

In scadenza del suo mandato come presidente della Rai, Marcello Foa col Corriere ha affrontato temi spinosi come l'ingerenza politica e l'evoluzione digital

Marcello Foa: "La politica non condizioni la Rai"

La pandemia, la politica, la riorganizzazione aziendale, gli obiettivi e il caso Fedez. Intervistato dal Corriere della sera, il presidente della Rai Marcello Foa ha affrontato alcuni dei temi cruciali del suo mandato, in scadenza al termine naturale dei 3 anni e del quale traccia un bilancio positivo nonostante tutto. "Il mio è stato un ruolo di rappresentanza dedicato alle relazioni internazionali. Ma anche al controllo dell'audit, per il quale ho agito nel rispetto del mio ruolo istituzionale. Quanto al primo, grazie a un lavoro di squadra, abbiamo accresciuto prestigio e visibilità dell'azienda presso l'Ebu, l'Unione europea di radiodiffusione, l'Abu, che è il corrispondente asiatico, e le emittenti dell'Africa e dell'America latina", ha sottolineato il Presidente.

Rai e coronavirus

Un risultato notevole, che Marcello Foa si auspica possa servire da volano per la ripresa dell'Italia, contribuendo a diffonderne l'immagine all'estero. La sua presidenza ha coinciso con lo scoppio della pandemia, che ha rivoluzionato i piani aziendali, ma anche con la successione di tre diversi governi in tre anni, che hanno inevitabilmente inciso in modo diverso sulle strategie Rai. È stato però il coronavirus a mutare più nel profondo l'immagine della Rai: "Sono molto contento di come l'azienda ha reagito al Covid: in poche settimane la Rai ha cambiato metodo di lavoro adottando lo smart working, con capacità organizzative sorprendenti". Nonostante le difficoltà e il necessario ricorso a contenuti in replica o d'archivio, la Rai non ha mai avuto buchi nella sua programmazione, nemmeno durante la prima ondata epidemica di marzo 2020. "La Rai è stata di esempio per altre emittenti europee sulla gestione della crisi. Preoccupa piuttosto la sospensione di un percorso di cambiamento", ha dichiarato Marcello Foa.

La pandemia ha imposto uno stop alla pianificazione industriale Rai, che stava dando i suoi frutti ponendo la tv pubblica ai vertici europei in termini di ascolti fino al 2019, quando poi le rilevazioni sono state falsate dalla pandemia. "Nel 2019 la Rai deteneva il primato degli ascolti medi tra le principali tv pubbliche europee: 36,5% contro il 30,7% della Bbc, il 28,9% di France Television, il 28,2% di Ard. Quanto a risorse invece eravamo quarti con 2,7 miliardi contro i 9,4 a Ard e Zdf, i 5,6 inglesi e i 4,1 francesi solo per la tv. E quarti per contributi pubblici", ha sottolineato Marcello Foa.

L'evoluzione digital di Foa

Il presidente ha evidenziato l'evoluzione dell'azienda pubblica nel corso del suo mandato, durante il quale la Rai si è aperta al digitale in modo completo: "Penso a RaiPlay, che non si è esaurito con lo show di Fiorello ma contribuisce a integrare l'offerta Rai. La mutazione del mercato radiotv è tale che richiederebbe un cambio di passo con l'acquisizione di nuove professionalità, format e linguaggi di comunicazione. Se così non sarà, potremo anche continuare a avere programmi di prestigio ma non più centrali negli ascolti".

Tra gli ostacoli più seri che la Rai dovrà affrontare nei prossimi anni, ma già nel presente, c'è la digital tv e lo streaming: "La smart tv accentuerà il ricorso a YouTube, in un panorama in cui già adesso ci misuriamo con Netflix e Amazon. Già oggi la tv generalista intercetta appena poco più del 50% del tempo di ascolto. Con 26 canali tra tv e radio e una presenza digitale ridotta, la Rai disperde le forze e rischia la marginalità". Nel piano di Marcello Foa, poi sconvolto dalla pandemia, c'era anche il riordino dell'offerta per generi che, ammette il Presidente, è "un'idea positiva, ma non sufficiente. Dobbiamo diventare flessibili e reattivi, come le controllate Rai Cinema, Rai Pubblicità, RaiWay e RaiCom. E magari creare una Rai Digital che si muova con più agilità".

I rapporti tra Rai e politica

Poi c'è il nodo della politica, alla quale la Rai è profondamente legata ma il cui rapporto per Foa dovrebbe cambiare: "Bisogna rispondere a una domanda fondamentale: chi è l'azionista di riferimento della Rai? Uno è il Mef, ma quello che fa sentire più spesso la sua voce e ne condiziona l'operato è la politica. In un contesto di competizione internazionale, per me la Rai deve rispondere al Mef". Marcello Foa ha un'idea ben precisa di quale sia una delle criticità più importanti dell'azienda: "Se la politica continuerà a condizionarne l'attività, questa dedicherà molte energie a risponderle. Si fissino i paletti di ciò che è servizio pubblico. Personalmente mi trovo d'accordo con la linea proposta dal presidente della Camera, Fico".

Ed è un'idea della politica quella di fissare un tetto ai compensi per gli artisti in Rai, che Foa è un limite di gestione: "Per un manager non è competitivo. E sono assurdi tre anni di mandato. Quanto ai cachet occorre evolvere con intelligenza, non è che il grande show della tv generalista è meglio di un format con un linguaggio nuovo". Infine, inevitabile, un passaggio sul caso di Fedez al Concertone del Primo maggio: "Inserirò il tema all'ordine del giorno nel cda di giovedì prossimo. La libertà d'espressione e la responsabilità che si richiede al servizio pubblico possono e devono essere conciliabili.

Nell'era dei social tutto è più complicato, ma questa per la Rai è una sfida ulteriore a essere sempre più professionali e accurati".

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