Marina Berlusconi: "I due anni senza papà. La riforma della giustizia resti una priorità"

La primogenita rilegge l’ultimo manoscritto del Cavaliere: "Già nel 1994 auspicava una politica estera e una difesa comuni. Sono le idee che continuano ad ispirare Forza Italia"

Marina Berlusconi: "I due anni senza papà. La riforma della giustizia resti una priorità"

Sono passati due anni dalla sua scomparsa ma il ricordo di Silvio Berlusconi resta forte, anche attraverso le sue ultime parole vergate a mano su dei fogli di bloc-notes negli ultimi giorni di ospedale. Poche righe che vale la pena riproporre perché rappresentano un testamento ideale di straordinaria attualità. Le rileggiamo assieme a Marina Berlusconi, che ci riceve nella sua casa milanese. A parlare del padre ancora le brillano gli occhi in un mix di nostalgia e orgoglio. Ha voluto fortemente la pubblicazione di quel manoscritto e ne custodisce gelosamente l'originale. «Ero lì con lui, in quella camera del San Raffaele di Milano raccontò nella prefazione del libro di Paolo Del Debbio che un anno fa ne ha svelato l'esistenza - nel primo pomeriggio di sabato 10 giugno, quando scrisse queste righe. E non potrò mai, mai dimenticare. Nemmeno lo voglio». Oggi non esita a definirsi «stupita e commossa» nel ripercorrere quelle parole. «Sembrano proprio un messaggio universale, che va ben oltre la politica. In un mondo che pare avere un disperato bisogno di unità e dialogo, le sue ultime righe assumono un significato ancora più profondo».

Nel manoscritto, la parola «amore» e il verbo «amare» sono ripetuti più volte: non per retorica, ma per convinzione profonda. «Il primo desiderio di mio padre è sempre stato quello di sentirsi amato, di sentirsi apprezzato. Non capiva quelli che ambiscono in tutti i modi a farsi temere: era quanto di più lontano dal suo modo di essere». Così, oggi che i potenti della Terra prediligono una concezione muscolare del potere, e fanno a gara tra di loro a chi incute più timore, le parole tremolanti di quegli appunti sembrano quasi una premonizione. Questo era il leader politico, ma era lo stesso nelle aziende e in famiglia? «Certamente sì: non sarebbe possibile comprendere appieno chi era mio padre, senza capire che l'amore, inteso ovviamente nelle sue diverse declinazioni, è stato la stella polare della sua vita: di quella privata e famigliare, di quella imprenditoriale, di quella pubblica e politica. Era l'amore a collegarle indissolubilmente tra loro, come un comune denominatore».

Dalle quattro pagine, scritte con la fragilità di chi sta vivendo le ultime ore, emerge un manifesto liberale che Marina definisce «potente, soprattutto guardando a ciò che accade nel mondo». C'è in effetti la visione di un'Italia e di un'Europa senza muri, che puntano alla collaborazione politica e alla solidarietà sociale. «È stato uno dei più convinti sostenitori di una maggiore unione tra i Paesi europei e già nel '94 auspicava una politica estera comune e una difesa comune». Oggi però molti considerano una maggiore integrazione europea come perdita di sovranità nazionale. Cosa direbbe il Cavaliere? «È stato tra coloro che hanno anticipato quella che si potrebbe definire una nuova forma di patriottismo - di cui c'è tanto bisogno - un patriottismo europeo, sempre ovviamente nel quadro di un legame di ferro tra le due sponde dell'Atlantico. Sono le stesse idee che hanno ispirato e continuano a ispirare Forza Italia». Uno sguardo visionario, quello del Cavaliere, dove la guerra è «la follia delle follie». Marina riflette: «Leggere queste righe mentre in tre continenti imperversano violenti conflitti, mi fa pensare che se nel mondo ci fosse un po' più di Silvio Berlusconi, be' forse si starebbe meglio: ci sarebbe più buonsenso e meno sofferenza».

Già, la sofferenza. Dal manoscritto traspare quella di un uomo che per quasi metà della sua vita ha dovuto lottare per una giustizia giusta". Così, proprio mentre le cronache raccontano le ultime assurdità giudiziarie, e il garantismo rischia di evaporare come la più improbabile delle utopie, non si può non fare cenno a quel sistema che per trent'anni ha aggredito suo padre, con «teoremi accusatori costruiti ad arte e processi usati come armi». Per questo, ma anche contro gli errori e gli abusi che ogni anno si trasformano in calvario per mille innocenti, le chiediamo cosa pensa della riforma che sta approdando a Palazzo Madama: «La riforma della giustizia è e deve restare una priorità. Perché un Paese in cui la giustizia non funziona è un Paese destinato a fallire. Certo, non mi illudo che basti una riforma per restituire questo Paese alla piena civiltà giuridica, ma penso che rappresenterebbe decisamente un importante passo avanti. E poi servirebbe anche altro. Andrebbe introdotta una vera e propria responsabilità civile dei magistrati, in nome di un principio sacrosanto che dovrebbe valere anche per loro: è giusto che chi sbaglia risponda dei propri errori».

Nonostante le aggressioni e gli attacchi, però, Silvio Berlusconi è rimasto «un uomo di equilibrio, un moderato vero», che ha sempre preferito il dialogo allo scontro. Ne ha dato grande prova nei giorni di servizio sociale a Cesano Boscone: «Scontava la pena per una condanna che non stava né in cielo né in terra, ma non lo sentii mai lamentarsi né protestare. Al contrario, ha vissuto quei giorni con grande positività e affetto per le persone di cui si prendeva cura. Non smise mai di sorridere. Era riuscito a trasformare un momento difficile e umiliante in qualcosa di positivo». E questo è solo un esempio. «Fino all'ultimo è rimasto coerente con se stesso e non ha mai smesso di difendere la tolleranza, il garantismo e la democrazia: era la sua religione della libertà, per lui il bene più prezioso. Oggi, che non c'è più, vedo che molti tra i suoi più irriducibili avversari ne riconoscono le doti e la grande umanità: segno che tutto quel che ha seminato continua a dare frutti».

Uno dei frutti cui Marina tiene di più è la Silvio Berlusconi Editore, nata nel 2024 per parlare di libertà: «Un tema di assoluta attualità e un valore veramente universale, che va difeso, discusso e approfondito. E che, specialmente, non va mai e poi mai dato per scontato». Un'iniziativa di sapore politico? «Direi piuttosto uno strumento di dibattito su temi di valore politico nel senso più nobile del termine, come la libertà e la democrazia, sempre lontano da qualsiasi forma di arroganza e di militanza». Basta scorrere i primi titoli della nuova casa editrice del Gruppo Mondadori: «la Silvio Berlusconi Editore dà voce a idee che possono essere vicine alle nostre o molto lontane, ma comunque meritevoli di attenzione. Ed è un'eredità viva e fertile, che si svilupperà e si arricchirà nei prossimi anni, non solo un modo per onorare la memoria di mio padre».

Due anni dopo la sua morte, insomma, il Cavaliere è molto più di un ricordo. «In effetti è bello vedere il tanto, tantissimo che è rimasto di papà».

Ad esempio? «Basta leggere le sue ultime parole: non sono un addio, ma l'abbraccio di un uomo che ama immensamente il suo Paese, di un padre che ama infinitamente la sua famiglia. E continua a parlarci. Forse sarebbe un bene ci si fermasse ad ascoltarlo. Non sarebbe un atto di memoria, ma di fiducia nel futuro».

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