Il marito cambia sesso ma resta con la moglie «Noi, prime spose gay»

Matrimonio annullato e ricorsi persi, però la coppia non molla La decisione dell’Alta corte può aprire le porte alle nozze omo

Il marito cambia sesso ma resta con la moglie «Noi, prime spose gay»

Può una donna rimanere sposata con il coniuge che ha cambiato sesso? La Corte costituzionale alla sua prossima udienza pubbli­ca, quella del 10 giugno, si tro­verà investita di questa doman­da che dire delicata è poco. La risposta che darà il giorno dopo, alla fine della camera di consiglio, potrebbe aprire un varco nel nostro ordinamento per il riconoscimento delle unioni omosessuali. Un varco spalancato, perché di fatto can­cellerebbe il principio del ma­trimonio solo tra uomo e don­na, due persone di sesso diver­so. «Se la Corte costituzionale ci darà ragione, sarà il preceden­te per intro­durre anche in Italia il ma­trimonio tra persone dello stesso sesso. Saremo le pri­me spose gay», ha detto Alessandro Bernaroli, bancario 43enne diven­tato Alessan­dra nel 2009 dopo un’ope­razione chi­rurgica in Thailandia. Nel 2005 ha sposato una donna che ha ora il suo stes­so nome ma, dopo il riconosci­mento del cambio di sesso del Tribunale di Bologna, il Comu­ne ha annullato le nozze cele­brate in chiesa. «Mi aveva can­cellato lo stato civile - racconta -. Non ero più sposata, né nubi­le, né celibe. Ci hanno scritto “stato civile non documenta­to” ».
Nel nostro ordinamento fun­ziona così, lo scioglimento è ob­bligato e il coniuge del transes­suale viene solo informato. Ma loro non ci stanno. Vogliono ri­manere sposati anche adesso che lui è diventata lei. Non ac­cettano, insomma, il «divorzio imposto» per legge, automati­co do­po la sentenza che correg­ge il genere di uno dei due.
Ales­sandra e Alessandra rivendica­no insieme il diritto di rimane­re sposati.
In tribunale e in Corte d’ap­pello a Bologna hanno perso la battaglia legale, ma in Cassa­zione no: l’anno scorso ha sol­levato la questione di costitu­zionalità, tirando in ballo una serie di articoli della Costitu­zione: 2, 3, 10, 24, 29 e 117. Così, si è arrivati nel Palazzo della Consulta, dove il caso sarà illu­stra­to martedì dal relatore Ma­rio Morelli; i due coniugi saran­no difesi dagli avvocati Anna Maria Tonioni e Francesco Bi­lotta e per l’Avvocatura dello
Stato parleranno Gabriella Pal­mieri e Attilio Barbieri, che ha già seguito il ricorso in Cassa­zione. Ha chiesto di costituirsi anche l’Associazione Lesbi­che, Gay, Bisessuali e Tran­sgender LGBT, rappresentata dal legale Giovanni Genova, ma non è detto che sia ammes­sa.
Diciamo subito che la situa­zione è del tutto nuova e ogni possibilità è aperta. Se molti giuristi considerano la diffe­renza di sesso presupposto im­prescindibile
di un matrimo­nio non solo all’inizio ma in tut­to il percorso, una parte della dottrina sostiene che non sa­rebbe corretto interrompere una comunione di vita, un con­tratto valido perché stipulato quando i due erano uomo e donna, senza che gli interessa­ti si pronuncino. Vuol dire che si potrebbe arrivare ad uno scioglimento solo in caso di do­manda del coniuge del trans . E dunque che sarebbe possibile mantenere un matrimonio tra due uomini o due donne. Co­me nel caso di Alessandra e Alessandra. Di qui a riconosce­re le unioni gay il passo è molto breve.
Anche perché nel 2010 la Cor­te costituzionale, con la sen­tenza numero 138 scritta da Alessandro Criscuolo, ha riba­dito che la diversità tra i sessi è alla base del matrimonio, ma ha richiamato il parlamento al­la responsabilità di garantire e tutelare anche per le coppie omosessuali.

Perché a due per­so­ne dello stesso sesso che con­vivono stabilmente «spetta il diritto di vivere liberamente una condizione di coppia otte­nendone - nei tempi, nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge ­il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri».

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