Cronache

Marocchinate, stuprata e arsa viva dai liberatori: la terribile scoperta

La lettera ritrovata in un vecchio fascicolo dall'Associazione Vittime delle Marocchinate riporta a galla la storia di un'altra vittima innocente, stuprata e data alle fiamme nel 1944

Marocchinate, stuprata e arsa viva dai liberatori: la terribile scoperta

Stipato in uno degli scaffali più remoti dell’arichivo di Stato c’è un fascicolo logoro di anni. Lo strato di polvere che lo avvolge dimostra una triste verità: ciò che contiene non interessa a nessuno. Eppure lì dentro ci sono storie che aspettano solo di essere raccontate. Storie di esistenze interrotte, di crimini orrendi di cui si è persa memoria. Delitti brutali per cui nessuno ha pagato. Sul frontespizio si leggono tre parole che sono uno pugno nello stomaco al politicamente corretto: "Violenza delle truppe alleate".

Qualcuno forse ha già sentito parlare dei goumier. Qualcuno probabilmente no. Si tratta delle truppe straniere, marocchine e algerine, inquadrate nell’esercito francese. Risalendo l’Italia per liberarla dal nazifascismo si lasciarono dietro sangue e orrore: 60mila stupri e più di mille omicidi. Ecco, nel fascicolo di cui parlavamo tutto questo è messo nero su bianco. Le centinaia di fogli dattiloscritti ricostruiscono i fatti e attribuiscono le responsabilità come solo i documenti ufficiali sanno fare. I maniera secca, diretta, inconfutabile. Emiliano Ciotti, presidente dell’Associazione Nazionale Vittime delle Marocchinate, ci si è imbattuto nel corso delle sue ricerche. È stato lui a riaprire il vecchio fascicolo dimenticato. Sono mesi ormai che legge e rilegge quei documenti. Studia. Ricostruisce. Archivia. E ogni giorno emerge qualcosa di nuovo e terribile. L’ultima storia riportata alla luce è quella di Carmela.

Di lei si sa poco e nulla. Non cosciamo il suo volto nè quanti anni avesse o che lavoro facesse. Ma sappiamo con certezza che era di Cassino, nel Frusinate, e che l’avanzata dei libertori per lei ha significato l’annientamento. Nel 1944 venne stuprata e arsa viva dalle truppe coloniali francesi. Le prove di questa barbarie sono contenute in una lettera scritta da Giulio Pastore, deputato e segretario generale delle Acli, il 6 agosto del 1948. La missiva, indirizzata all’ambasciata francese di Roma e al ministero degli Affari esteri italiano, è un sollecito al pagamento di un indennizzo alla figlia della vittima, Giuseppina. I risarcimenti corrisposti da Parigi alle vittime delle “marocchinate” si aggiravano attorno alle 15mila lire: 5mila di acconto e 10mila di saldo. La figlia di Carmela, come risulta dal documento, non aveva ricevuto nulla, nonostante quest’ultima avesse “a suo tempo prodotto alla Commissione francese a ciò preposta (con sede in Roma Hotel Plaza), documentata domanda intesa a ottenere un indennizzo”.

Quel risarcimento, si legge ancora nella missiva, le spettava “per essere stata la di lei madre V. Carmela fu Antonio violentata e arsa viva dalle truppe marocchine di stanza a Monte Caira (Cassino)”. “È un documento sconvolgente – commenta Ciotti – che attesta una violenza terribile ai danni di una donna italiana, prima violentata e poi data alle fiamme. Durante le nostre ricerche abbiamo accertato numerosi casi di stupro, soprattutto in Sicilia, Campania, Lazio e Toscana, ma questo è il caso più aberrante”. “Credo che la magistratura debba avviare un’indagine, gli autori – conclude – potrebbero essere ancora in vita e vanno perseguiti dalla legge italiana.

Serve la collaborazione delle autorità francesi, affinché aprano i loro archivi, se non agli studiosi italiani almeno alla magistratura”.

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