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"Volevano instaurare il terrore". ​Maxi retata tra figli di immigrati

L'assalto durante le proteste anti Dpcm e il negozio di Gucci depredato. Maxi retata della polizia nelle periferie di Torino

"Volevano instaurare il terrore". ​Maxi retata tra figli di immigrati

Ci sono voluti quattro mesi di indagini, ma alle prime ore dell’alba la polizia ha realizzato una vasta operazione per mettere le “manette ai polsi” ai responsabili del grande saccheggio di Torino in occasione delle manifestazioni anti Dpcm di ottobre. Ad aizzare la "guerriglia urbana" e a depredare decine di negozi non furono breve persone, come disse il questore Giuseppe De Matteis, ma "giovani dediti alla delinquenza" tra cui diversi stranieri. Tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi, infatti, ci sono 13 minorenni, di cui il più giovane di appena 15 anni, molti dei quali immigrati di seconda generazione, con numerosi precedenti di polizia per svariate tipologie di reato e residenti principalmente nelle zone periferiche della città.

È il 26 ottobre, a poche ore da uno dei tanti Dpcm con cui Giuseppe Conte chiude nuovamente le attività, quando la situazione precipita. Nel Paese il clima è esplosivo. A Milano, Napoli, Roma e Catania si sono già registrati scontri: in piazza sono scesi i commercianti, sfiniti dai blocchi senza i necessari ristori, ma anche facinorosi, antagonisti, estrema destra e ultras. A Torino però succede qualcosa di diverso e si verifica una sorta di discesa degli Unni dalla banlieue al centro città. Per alcuni giorni, come ricostruito dalla Digos, in Rete spuntano appelli a ritrovarsi tutti in piazza per fare un po’ di “casino” e l’effetto è dirompente. Mentre da una parte i commercianti manifestano pacificamente, dall’altra - tra via Roma e piazza Castello - esplode la guerriglia urbana: antagonisti, tifosi di Juve e Torino, delinquenti comuni. Decine di persone si ritrovano alla stessa ora e nello stesso luogo "già organizzati, travisati parzialmente o totalmente, per approfittare della situazione". L’immagine simbolo è la vetrina di Gucci devastata con alcuni ragazzi che se la svignano con le mani piene di oggetti di lusso. In altri 40 negozi, tra cui Geox, Luis Vuitton e Apple Store, si ripetono scene simili col furto della merce esposta in vendita.

La protesta dei commercianti alla fine si è rivolta contro i commercianti. Un evidente controsenso, se non fosse che in realtà tra gli autori delle devastazioni e dei saccheggi c'erano dei “facinorosi completamente estranei agli iniziali manifestanti”. Criminali che “sfruttando la situazione” si sono dati all’esproprio proletario, senza dimenticare di ingaggiare “violenti scontri contro le forze dell’ordine” (10 i feriti in divisa) e di distruggere “alcune autovetture parcheggiate e mezzi di servizio” degli agenti.

Nella retata di questa mattina sono finiti 24 maggiorenni e 13 minorenni, svegliati alle prime luci dell’alba da oltre 200 operatori della polizia. Per i maggiorenni è scattato il fermo giudiziario, mentre per i minorenni 12 misure cautelari in carcere e un affidamento in comunità. Si tratta immigrati di seconda generazione delle periferie cittadine, in larga parte di origine marocchina, ma anche rumeni e italiani. Adolescenti come Nizar H., 18enne di Barriera di Milano, uno dei 10 fermati e 4 denunciati già la sera degli scontri. All Stampa aveva raccontato che “in piazza c’era una gara a chi faceva più casino” tra i vari gruppetti di periferia: Vallette, Mirafiori, Barriera. In quel casino c’erano anche due fratelli egiziani, Mohamed e Mostafà, di 19 e 16 anni, accusati di resistenza e furto aggravati.

Le indagini sono state condotte dalla Squadra Mobile insieme ai reparti della Postale e della Scientifica. Un certosino lavoro di selezione e incrocio di volti su tanti filmati prodotti sia dalle telecamere di videosorveglianza che dai video di privati, passanti e degli stessi facinorosi. Gli agenti hanno selezionato i frame, verificato i dati del traffico telefonico di ogni soggetto, controllato i loro profli social. A incastrare i banditi sono stati l'abbigliamento e le calzature, indossate sia durante i furti che nel tragitto prima e dopo i fatti. Immagini poi confrontate con foto e "storie" sui social, dove si pavoneggiavano portando gli stessi vestiti o condividevano video amatoriali della serata. "Uno di loro nei giorni scorsi è stato arrestato per altri motivi e i familiari hanno pubblicato filmati accusando la polizia di persecuzioni - dice il questore - I reati contestati sono di particolare gravità, sarebbe un errore definirle ragazzate". Per gli inquirenti infatti l'azione fu sorretta da "spirito di assoluta prepotenza e noncuranza per l'ordine costituito". "Le modalità delle condotte poste in essere da tutti gli indagati - spiega la polizia - rendono infatti palese che gli stessi, forti del proprio numero e della propria violenza, si fossero appropriati di ogni capo d’abbigliamento ed accessori di lusso a portata di mano e senza differenza alcuna; il tutto agendo con assoluto disprezzo per l’ordine costituito e, anzi, con la chiara volontà di creare disordine, di condizionare l’operato delle forze dell’ordine e di instaurare un clima di confusione e di terrore nella cittadinanza, già fortemente provata dall’emergenza pandemica".

Per pavoneggiarsi delle loro imprese, il giorno dopo i fatti su Instagram era apparsa una pagina dove promuovere, condividere ed enfatizzare le gesta criminali. La pagina, intitolata "torino.criminalpage" e subito chiusa dalla Postale, esaltava la comune provenienza dei banditi dalla zona di Barriera Milano e veniva utilizzata per pianificare nuove azioni violente in occasione di nuove eventuali manifestazioni anti-Dpcm. Per chi indaga è provata la "spiccata pericolosità sociale" dei 37 indagati.

"Hanno manifestato un comportamento di violenta aggressione e palese sfida nei confronti delle forze dell’ordine - si legge in una nota - forte della potenza derivante dall’appartenenza al 'branco' e mosso unicamente dalla volontà di approfittare, incurante delle regole del vivere civile, per fare incetta di beni di valore".

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