Cronache

Migranti, il piano dell'Europa: "Cosa bisogna fare adesso"

Nel documento finale redatto dai capi di Stato e di governo Ue al termine della due giorni di incontro a Bruxelles, sull'immigrazione si chiede alla commissione di intervenire sui punti già individuati nelle riunioni di giugno

Migranti, il piano dell'Europa: "Cosa bisogna fare adesso"

Dal Consiglio europeo è arrivata una vera e propria sollecitazione alla commissione sui migranti. I capi di Stato e di governo dell'Ue, al termine della due giorni di incontri a Bruxelles, sull'immigrazione hanno chiesto all'esecutivo comunitario di fare in fretta circa l'attuazione dei piani di azione già concordati nei mesi precedenti.

I punti toccati dal Consiglio

“A seguito delle conclusioni del Consiglio europeo del 24 e 25 giugno 2021 – si legge nella bozza del documento finale – e al fine di prevenire la perdita di vite umane e ridurre la pressione sulle frontiere europee in conformità del diritto dell'Ue e internazionale, sono stati presentati otto piani d'azione per i paesi di origine e di transito”. Un richiamo al precedente Consiglio, voluto fortemente da Mario Draghi, in cui per la prima volta dopo diversi anni si è parlato proprio di immigrazione. Da qui, la sollecitazione: “La Commissione e l'alto rappresentante – prosegue il documento – insieme agli Stati membri, se del caso, dovrebbero ora rendere operativi tali piani e attuarli senza indugio, in cooperazione con i paesi partner. Il Consiglio europeo si attende che i piani d'azione siano sostenuti da scadenze concrete e da un sostegno finanziario adeguato”.

In poche parole, i leader europei adesso si aspettano i fatti dalla commissione. I punti individuati sono gli stessi dell'ultima estate appena trascorsa. A partire dall'uso delle somme del fondo per il vicinato, lo sviluppo e la cooperazione internazionale (Ndci), per finanziare i Paesi da cui si originano i flusso migratori. “Dovrebbe essere fatto il miglior uso possibile di almeno il 10% della dotazione finanziaria dell'Ndici – si legge ancora nella bozza finale – nonché dei finanziamenti nell'ambito di altri strumenti pertinenti, per le azioni relative alla migrazione”. Tra i Paesi a cui stornare le somme, nel documento sono stati menzionati Turchia, Giordania e Libano. Nessun cenno invece alla Libia, che interesserebbe da vicino l'Italia.

C'è poi il discorso relativo ai rimpatri, tasto importante toccato più volte nei mesi passati. I capi di governo dell'Unione hanno chiesto alla commissione di fare in fretta anche su questo fronte. “Il Consiglio europeo – prosegue il documento – ricorda la necessità di garantire rimpatri effettivi e la piena attuazione degli accordi e delle intese di riammissione, avvalendosi degli strumenti di leva necessari”.

I Paesi Bassi chiedono impegni all'Italia sui movimenti secondari

Inoltre viene toccato un punto molto sentito soprattutto dalla Germania e dai governi del nord Europa, quello dei cosiddetti “dublinanti”. Si tratta dei migranti che, dopo essere sbarcati in territorio comunitario, si muovono verso altri Paesi. Secondo il trattato di Dublino, questi spostamenti, definiti “movimento secondari” non dovrebbero esistere in quanto le richieste di asilo vanno presentate nel Paese di primo approdo. Ogni anno però sono in migliaia a raggiungere altre mete da quelle in cui si è arrivati. Per questo il Consiglio ha chiesto alla commissione di intervenire.

A puntare i piedi su questa questione sono stati soprattutto i Paesi Bassi. Il governo di Rutte ha chiesto all'Italia di fare di più in tal senso. Così come riportato dall'Agi, la posizione olandese ha rallentato i lavori del Consiglio. Roma infatti avrebbe chiesto di affrontare, simultaneamente alla questione relativa ai dublinanti, quella della redistribuzione dei migranti. Tema su cui però le posizioni in Europa sono divergenti.

La questione degli "attacchi ibridi"

Infine c'è la condanna nei confronti dei cosiddetti “attacchi ibridi”. Ossia l'afflusso di migranti generato da Paesi terzi per ricattare l'Ue. Nel documento è citato il caso relativo alla Bielorussia, da cui migliaia di persone sono arrivate in Lituania e Lettonia dal primo gennaio ad oggi dopo gli scontri politici con Bruxelles.

Anche in questo caso sono state registrate divisioni. I governi dei Paesi baltici hanno ribadito la necessità di proteggere le frontiere anche con dei muri, in linea con una lettera inviata alla commissione nei giorni scorsi da 12 capi di governo dell'Ue. Ma sono diversi gli esecutivi che si oppongono a una visione politica più dura del controllo dei confini.

L'immobilismo della commissione

In generale, il summit di questi due giorni è servito a ricordare l'importanza dell'attuale emergenza immigrazione e l'esistenza di piani di azione già stabiliti ma non ancora attuati. Né, probabilmente, attivabili in tempi brevi.

La commissione europea aveva presentato il 23 settembre 2020 un piano, rimasto però nel cassetto. Oggi l'esecutivo comunitario sembra volersi muovere nell'ottica di una lotta alle organizzazioni criminali di trafficanti, ma non esistono per adesso piano dettagliati.

L'Ue dunque si avvia verso il nuovo anno senza avere ancora ben chiare le idee su come muoversi tra i meandri di questo delicato e articolato dossier.

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