"In quel momento o noi o lui: così abbiamo ucciso Anis Amri"

Il racconto dei due agenti di Sesto San Giovanni che un anno fa hanno ucciso Anis Amri, il jihadista di Berlino

"In quel momento o noi o lui: così abbiamo ucciso Anis Amri"

È la prima volta che Luca Scatà e Christian Movio parlano nei dettagli della cattura di Anis Amri. È passato quasi un anno esatto da quel 22 e il 23 dicembre del 2016 quando i due agenti della Polizia stradale uccisero il terrorista di Berlino a Sesto San Giovanni. Un controllo quasi casuale che si è trasformato nella cattura dell'anno. E che ha eletto i due poliziotti a eroi nazionali.

Chi sono Luca e Christian

Questa sera su Sky Atlantic e SkyTg24 andrà in onda il racconto dell'uccisione di Anis Amri con all'interno le testimonianze dei due poliziotti. "Prima di entrare in Polizia, avevo fatto l'alpino - racconta Luca, 29 anni, siciliano di nascita - Ma non è la stessa cosa tirare contro la sagoma di un poligono o contro una persona in carne ed ossa. Su un ragazzo come me. Sì. Ho ucciso un uomo. E ci ripenso spesso". È il proiettile esploso dalla sua pistola che porterà alla morte il terrorista. Luca lo sa e pensa sia stata una scelta di Amri trovare la morte a Sesto. "Ho sparato un solo colpo - continua l'agente - E non ho avuto il tempo di mirare un punto particolare del corpo. Ricordo solo che, mentre premevo il grilletto, pensai che era quell' uomo che aveva deciso di morire. Che era stato padrone del suo destino e che aveva deciso quale dovesse essere. Perché o sparavo io o avrebbe sparato di nuovo lui. A me, o a Christian, che aveva già ferito".

Il controllo a Sesto San Giovanni

Già. Perché quando Luca esplode il colpo, Christian era già stato ferito da quell'uomo col cappello abbassato sul volto e il bavero della giacca tirato su. "Ci eravamo presi un caffè alle 2 e avevamo ricominciato il controllo - continua Christian, 36 anni e sangue friulano - Prima delle 3, dico a Luca di guidare verso la zona nord di Sesto, dove sono tutti i raccordi delle tangenziali. In genere è da lì che passano auto e moto rubate e un po' di spaccio. Così, eravamo arrivati davanti alla stazione". Lì incontrano un soggetto sospetto che si muove come se fosse uno spacciatore. Ed è a un criminale comune che i due agenti pensano quando lo incontrano. Non al terrorista più ricercato di tutta Europa. "Quando vedo quel tipo - continua Christian - Dico allora a Luca di fermarsi e di ingranare la retromarcia. Quello affretta il passo e si dirige verso la stazione dei pullman. Io abbasso il finestrino e gli chiedo come si chiama. Non mi risponde. Allora insisto: "Da dove vieni?". E lui: "Da Reggio Calabria". Sentendogli pronunciare Reggio Calabria capisco che non è italiano e faccio una battuta: "Da Reggio Calabria? Va bene che c' è la Calabria Saudita Ma non direi". Provo ancora: "Dove stai andando?". E quello farfuglia un paio di volte che "ha sbagliato stazione". A quel punto faccio un cenno a Luca e decido di procedere con un controllo di polizia completo. Scendiamo dalla macchina e a lui indico di togliersi lo zaino che portava su una spalla e di aprirlo per farmi vedere cosa ci fosse dentro. Ero convinto che avesse della droga".

La reazione di Amri

Invece Amri nascondeva dell'altro. La sua identità, innanzitutto. Ma anche la pistola che portava sotto il giaccone. "Tenendo lo zaino con una mano e frugando all' interno con l' altra, si mette a tirare fuori indumenti appallottolati, uno spazzolino da denti, e altre cianfrusaglie che cominciano a cadere sull'asfalto. Allora, gli dico di appoggiare lo zaino sul cofano di una macchina parcheggiata". È qui che Amri capisce di essere in gabbia. Che non potrà uscirne da uomo libero. Quindi, forse, sceglie la strada della violenza. Reagisce, sapendo che se mai dovesse morire si sarà immolato come un martire dell'islam. "Mentre armeggiava con lo zaino, ha fatto un mezzo passo avanti nella mia direzione, ha aperto il giaccone e lì ho visto la pistola", continua Christian. E Luca racconta: "Quando ho visto che la tirava fuori, ho pensato "Minchia!", e ho triangolato, come ci insegnano al corso. Mi sono portato sulla sinistra della volante, in una posizione defilata, riparandomi tra un palo della luce e dei cassonetti". Amri intanto colpisce con un colpo Christian. "Con gli anni ho imparato a mettermi di tre quarti di fronte alla persona che devo controllare - racconta lui oggi - In questo modo offri meno superficie del corpo a un' aggressione. E questa cosa mi ha salvato. Perché il colpo anziché raggiungermi al petto, mi ha bucato la spalla. Ho sentito come un pugno e poi qualcosa di estraneo dentro il braccio. Non avevo dolore, tanto che all' inizio ho pensato che mi avesse sparato con una pistola ad aria compressa. Poi ho sentito il caldo del sangue. E ho gridato a Luca: "Mi ha sparato, cazzo!", "Mi ha sparato!". Ho estratto anche io l'arma. Lo avevo a due metri e ho pensato se rispondere subito al fuoco o meno. Mi sono chiesto se sparare sarebbe stata la cosa giusta da fare. E alla fine ho deciso di ripararmi dietro la volante".

La morte del terrorista di Berlino

A colpire a morte il terrorista è stato Luca. La capacità di reazione gli ha permesso di non essere colto di sopresa dall'improvvisa azione del jihadista. Nessuno dei due agenti si sarebbe mai aspettato che un terrorista ricercato dall'Interpol potesse essere arrivato alla stazione di Sesto San Giovanni senza che nessuno se ne accorgesse. "Lui puntava l' arma nella mia direzione, aspettando che mi scoprissi - racconta Christian a Repubbblica - Io mi proteggevo dietro la volante. A un certo punto provo a metterlo in linea di tiro sfruttando lo spazio tra il tetto della macchina e la barra luminosa delle sirene. Poi mi distendo sull'asfalto, cercando di vedere le sue gambe da sotto la macchina. 'Se lo prendo', mi dicevo, 'se lo prendo, crolla a terra e lo arrestiamo vivo'. Lui gridava 'Bastardi!', 'Poliziotti bastardi!' e puntava quella maledetta pistola.

Veniva verso di me con gli occhi sbarrati. Sembravano due biglie. Finché non ha sbagliato. Si è spostato verso sinistra per venirmi a prendere dietro la volante. Era sulla linea di tiro di Luca e io ho gridato 'Sparagli!', 'Sparagli!'". E così è stato.

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