Montesilvano accoglie il XXIII Congresso dell’Unione nazionale mutilati per servizio: 350.000 iscritti si battono per un'adeguata tutela e leggi più giuste. Sessantotto anni di storia, numerose medaglie d’oro e il ricordo delle vittime delle stragi, come quella di Pezzolungo, rivivono nell’impegno dell’Unms, che non guarda solo al passato ma anche al futuro con il sostegno per le nuove generazioni di militari e le loro famiglie.
Un esercito silenzioso di persone chiede l’appoggio concreto dello Stato e non solo passerelle o cerimonie presto dimenticate. L’Unms è composta da uomini e donne che hanno dovuto superare momenti difficili, hanno dovuto lottare per i loro diritti e oggi attendono un riconoscimento vero da parte delle Istituzioni. Con l’Unione, anche migliaia di giovani appartenenti alle Forze dell’Ordine, in servizio, che vivono lontano dalla loro terra e dai loro cari.
Pensioni Privilegiate ordinarie e di reversibilità, equo indennizzo, collocamento obbligatorio, quote di riserva nei concorsi pubblici, carte di libera circolazione sui mezzi di trasporto e riconoscimento del danno biologico. Un grande impegno di rappresentanza e tutela degli interessi morali ed economici dei mutilati, degli invalidi per servizio e delle loro famiglie. Un saldo legame tra l’associazione e l’iscritto per raggiungimento alla riabilitazione, al recupero e all’integrazione in ogni settore della vita sociale, fino al conseguimento della piena autonomia.
Il prossimo 20 ottobre a Montesilvano, in provincia di Pescara, presso il Grand Hotel Adriatico (via Carlo Maresca, 10) si svolgerà il Congresso dell’Unione Nazionale Mutilati per Servizio. Ne sono soci i Carabinieri, i militari delle FF.AA., gli Agenti della Polizia di Stato, le Guardie di Finanza, gli Agenti del Corpo della Polizia Penitenziaria, i Forestali, i Vigili del Fuoco, i Vigili Urbani, i Magistrati e tutti i dipendenti civili della Pubblica Amministrazione. Fanno parte dell'Unms anche i superstiti e tutti coloro che hanno acquisito particolari meriti nei confronti della categoria (soci benemeriti e simpatizzanti). L'Unms rappresenta circa 350.000 fra mutilati ed invalidi per servizio, oltre che militari con i loro familiari e quelli dei caduti ed è fortemente impegnata per promuovere sul piano europeo il riconoscimento dei loro valori morali, nonché avviare sinergie con analoghe associazioni esistenti in Europa.
Il Congresso nazionale rappresenterà l’occasione per ribadire il ruolo di questa grande comunità composta da persone che hanno servito lo Stato al punto tale da mettere a repentaglio la propria vita. Ma anche uno sguardo al futuro, per chi ha intrapreso da poco tempo la carriera militare ed ha bisogno di un sostegno concreto.
La storia dell’Unione è caratterizzata da uomini forti e valorosi, eroi silenziosi che hanno lottato e lottano per la libertà e i diritti della categoria. Come nel caso dell’agente scelto Antonino Ruggirello, ferito gravemente durante la strage di Pezzolungo. Ruggirello è oggi membro della sezione di Trapani dell’Unms. Nel 1985 era uno degli uomini della scorta del giudice Carlo Palermo, il magistrato rimasto ferito in un agguato terroristico. In quell’occasione hanno perso la vita Barbara Rizzo, una giovane madre di 31 anni, e i suoi due bambini, Salvatore e Giuseppe, che la donna stava per accompagnare a scuola. Barbara aveva tre figli, di loro si è salvata solo Margherita, che quel giorno si era fatta accompagnare prima in classe da alcuni vicini. A distanza di tanti anni da questo drammatico episodio, l’agente scelto Antonino Ruggirello ha ricevuto - insieme all'assistente capo Salvatore La Porta, entrambi nella scorta assegnata al giudice Palermo - la Medaglia d'oro in qualità di vittima del terrorismo. "Lo Stato – afferma Ruggirello - non si è dimenticato di noi. Nonostante tutto, la ferita è però ancora aperta e non riesco a dimenticare quanto accaduto quel maledetto giorno".
Com’è aperta la ferita del generale Umberto Rocca, anch’egli insignito della Medaglia d’oro. Nel giugno 1975, l' allora tenente Rocca, comandava la Compagnia Carabinieri di Acqui Terme ed è sulle tracce dell'industriale Vittorio Vallarino Gancia, “il re dello spumante” rapito. Durante le ricerche, una volta arrivato davanti a un casolare, quando il rapinatore si accorge che sono giunti i carabinieri, innesca un violento conflitto a fuoco. Nello scontro vengono lanciate anche due bombe a mano. Alla fine l’ostaggio viene liberato, ma il tenente generale Rocca perde un braccio e un occhio. L’alto ufficiale, dopo una serie di interventi chirurgici, nonostante i gravi handicap, ha continuato a lavorare per servire la Patria. Oggi è presidente del Gruppo Medaglie d’Oro al valore militare.
Fra i sostenitori dell’Unms, il tenente colonnello Gianfranco Paglia ricorda benissimo cosa gli è capitato quel 2 luglio del 1993. Si trova in Somalia: “Ho ancora davanti a me tutte le immagini della battaglia. Eravamo in una strada stretta e impervia. Tutti stipati all’interno del blindato quando un proiettile mi colpisce alle spalle. Cado all’interno del mezzo, senza riuscire più né a muovermi, né a parlare". Così, allora 23enne sottotenente, ricorda la battaglia di "Check Point Pasta" costata la vita al sottotenente Andrea Millevoi, al sergente maggiore Stefano Paolicchi e al caporale Pasquale Baccaro. Da quel giorno, Paglia non cammina più, ma continua a sognare di poter tornare in Somalia: "Vorrei riandarci per depositare una corona sui luoghi della battaglia e per ricordare chi, a differenza di me, non è potuto tornare a casa".
Persone con le loro incredibili storie, sono il motore dell’Unms. Lo è anche quella del caporal maggiore Pasquale La Rocca. Oggi è un uomo di 40 anni, all’epoca ne aveva appena 18 quando, il 4 luglio del 1993, fa ritorno in Italia a bordo di un Falcon 50 dell'esercito atterrato a Ciampino da Mogadiscio. Con lui, altri due militari gravemente feriti. Il napoletano Pasquale La Rocca, parà della "Nembo", arrivato in Somalia da appena quindici giorni, quando rimane vittima di un attentato: viene colpito da una scheggia all'occhio destro a seguito di una violenta esplosione. Il caporale è stato definito un vero eroe, non solo perché, ferito, è riuscito a crearsi un varco per scappare, ma anche perché ha messo in salvo anche i suoi amici.
I giorni successivi per Pasquale sono stati duri. Oggi, anche lui è un invalido: ha problemi all’udito, oltre che alla vista. È solo grazie all’intervento dell’Unms se ha ancora una vita “normale”. È solo grazie all’impegno dell’Unms che da poco gli è stata riconosciuta l’invalidità.
Storie come quella di Pasquale, così come quelle dei familiari di queste vittime, sono davvero tante, un numero sorprendente. L’Unione nazionale mutilati per servizio lavora per non lasciare queste persone da sole ad affrontare problemi economici e burocratici, oltre che a sostenere un dolore immane per una grave perdita.
Durante il Congresso, l’Unms rinnoverà i propri organi e concorderà le prossime "sfide" da affrontare come unico Ente Morale presente in Italia che tutela tutti coloro che alle dipendenze dello Stato e degli Enti locali, territoriali ed istituzionali, hanno riportato mutilazioni ed infermità in servizio e per causa di servizio militare e civile.
Gente normale che a un certo punto della vita, a causa del proprio lavoro, a volte rischioso, è rimasta vittima di attentati terroristici, guerre, stragi, e che, a seguito di questi avvenimenti, ha subito danni fisici e psicologici molto gravi. L'Unms con loro, e per loro, non si limita ad una vicinanza formale, ma sostanziale: chiedendo alle Istituzioni leggi più giuste per i mutilati per servizio e per le loro famiglie, un esercito di persone invisibili, che vengono ricordate solo durante cerimonie e premiazioni e poi spesso dimenticate. “L'Unione nazionale - afferma il presidente Unms Antonio Mondello - ha lo scopo di esaltare i valori morali, civili, militari e storici della Patria e mantenere vivo fra i soci il sentimento della fratellanza e della solidarietà.
In 68 anni di vita abbiamo costruito una storia importante, una storia che ci ha visto uniti, una storia da raccontare". Tante vicende esemplari di uomini e donne che non si sentono eroi, ma che la vita ha portato a superare sfide difficili.
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