Non c'è nulla al mondo che possa lenire il dolore di una madre per la perdita del figlio, figurarsi una somma di denaro. Eppure la sofferenza della madre di Andrea Luminiello, morto a 23 anni in un incidente stradale per cui non aveva alcuna colpa è stata ancora rinnovata dalla decisione del tribunale che le ha riconosciuto un risarcimento che, per usare le sue parole, è "irrisorio".
Come racconta il quotidiano capitolino Il Tempo, la vicenda risale all'ottobre 2014, quando in via Prenestina a Roma un'auto guidata dall'afghano Badhdory Shir Walie si scontrò contro una moto guidata dal 21enne Francesco I. e su cui viaggiava, come passeggero, anche Luminiello.
Mentre i due conducenti dell'auto e della moto se la cavarono salvandosi la vita, Luminiello morì all'ospedale poche ore dopo lo scontro per le gravissime lesioni riportate. Il giovane che poi morì era peraltro l'unico che non aveva alcuna responsabilità nell'incidente, poiché se da un lato l'afghano non aveva dato la precedenza e dopo lo scontro si era anche rifiutato di sottoporsi al test antidroga, dall'altro il ragazzo alla guida della moto viaggiava a 75 km all'ora laddove il limite era di 50.
Entrambi, infatti, sono stati indagati per concorso in omicidio colposo: il giovane asiatico ha patteggiato una pena di due anni di reclusione, mentre il ragazzo che viaggiava in moto con Luminiello ha accettato di sottoporsi al processo ed è stato rinviato a giudizio.
Molto controversa la questione del risarcimento alla famiglia del giovane che ha perso la vita - a cui, secondo le tabelle del tribunale consultate dalla madre, sarebbero spettati circa 4 milioni di euro. A seguito del trauma vissuto per la perdita del figlio (a cui si deve sommare la morte dell'anziana madre, scomparsa poco dopo per il dolore), la madre è finita in cura presso uno psichiatra del policlinico romano Gemelli.
I medici le hanno diagnosticato una "grave sindrome depressiva resistente alla terapia". Nonostante tutto, però, la donna ha ottenuto soltanto 335mila euro: una somma che ha il sapore della beffa. "La vita di mio figlio - ha dichiarato la donna - Non può valere così poco."- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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