Cronache

È morto un bambino. E anche una legge

È morto un bambino. E anche una legge

È la sciagura peggiore che possa capitare a un padre o a una madre, essere responsabili della morte - lenta e atroce - di un proprio figlio. Per di più piccolissimo, indifeso, che si fidava di noi. Uscire in auto per portarlo all'asilo e poi andare al lavoro. Invece, ecco i pensieri, le preoccupazioni, qualcosa di urgente da fare, qualcosa che si spezza nel tran tran quotidiano, e vai in ufficio dimenticando la gioia della tua vita nell'auto ben chiusa, sotto il sole.

Sembra incredibile, eppure succede così spesso che fu un mio incubo costante - fino a pochi anni fa, fino a quando i miei figli non furono grandicelli - pensare che sarebbe potuto accadere anche a me, con tutte le cure che ho per loro. Sarà stato lo stesso per quel padre di Catania, che mentre lavorava tranquillo ha ricevuto una telefonata angosciata dalla moglie: «Il bambino non è all'asilo, dov'è!?». Un tuffo al cuore, la mente che si annebbia per poi capire subito che - lui - il bambino non l'ha portato all'asilo. Mentre corre disperato verso il parcheggio ripensa a tutte le volte che ha visto la stessa notizia in tv, di certo l'ha commentata con la moglie, «Ma come è possibile...». E ora è successo a lui. Guarda il sole a picco, fa caldo, arriva all'auto, spera, ma suo figlio amatissimo probabilmente ha la foto sullo schermo del cellulare, sorridente, l'ha vista molte volte quella mattina è paonazzo, sta male. Respira?

La corsa disperata all'ospedale, ma non c'è niente da fare. Cosa dirà a sua moglie? Non potrà mai spiegarlo a nessuno, raccontarlo, darsi una giustificazione. Non potrà mai più incontrare un bambino senza pensare che se quel mattino si fosse solo girato un attimo, prima di scendere, se avesse dimenticato qualcosa nell'automobile...

Un bambino di due anni è morto, a suo padre è capitato forse di peggio, un dolore che durerà tutta la vita senza altra consolazione che il rimorso. Ho tanta pena per lui, vorrei abbracciarlo.

Ps. Alla fine del 2018 venne approvata una saggia legge che, dal 1° luglio 2019, avrebbe dovuto obbligare a dotarsi di sistemi antiabbandono «chiunque risieda in Italia e trasporti minori fino a 4 anni». Il decreto del ministero dei Trasporti, però, si è perso per strada: complicazioni burocratiche anche con il misterioso ufficio Tris (apprendiamo che è il sistema di informazione sulle regolamentazioni tecniche della Commissione europea), poi il parere del Consiglio di Stato, poi altri 120 giorni prima che la legge entri in vigore. Ecco come la burocrazia e l'insipienza possono uccidere.

Ma quel padre non riuscirà mai a potere dare la colpa ad altri che a se stesso.

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