Sono numeri pesanti, ancora una volta, quelli annunciati dalla Protezione civile: i decessi registrati ieri sono stati 793, di cui 546 in Lombardia. Oltre 4800 i nuovi contagi. Ma anche se sembra impossibile trovare una nota positiva in queste cifre, forse uno spiraglio positivo si intravede. Questo bollettino di guerra è infatti il risultato dei contagi pre-misure restrittive, quando ancora non si stava a distanza e non ci eravamo chiusi in casa. La speranza è che qualche miglioramento sull'andamento dei contagi e sul numero delle morti si possa vedere già nell'arco della prossima settimana. Insomma, a breve dovremmo cogliere gli effetti della quarantena di massa. Ovviamente però le misure vanno rispettate alla lettera.
ORARI DEI SUPERMERCATI
Il capo della Protezione civile Angelo Borrelli si dice anche contrario all'orario ridotto sull'apertura dei supermercati: «Vanno lasciati aperti più a lungo per evitare assembramenti. Per il resto - specifica - sono state adottate le misure massime che si potevano adottare, dopo c'è la chiusura totale ma mi domando come sarebbe possibile sostenerla. Sicuramente quello che dobbiamo fare nel nostro Paese è avere una uniformità di comportamento. Ogni nostro concittadino, dalle Alpi alla Sicilia, deve sapere che per andare a fare la spesa ci sono degli orari, siano essi più lunghi o più corti, in cui poter andare. Credo dunque che misure uniformi rendono a tutti quanti più agevole la vita». Anche il presidente dell'Istituto superiore della sanità, Silvio Brusaferro, ribadisce che «il distanziamento tra le persone è l'elemento chiave».
IL CASO MILANO
Mentre scoppia la città di Milano, con 279 contagi in più di ieri, l'assessore lombardo Giulio Gallera cerca di intravedere un dato positivo: «È un dato alto, ma è inferiore a quello degli ultimi giorni. Confido che i dati su Milano fra domenica e lunedì inizino a ridursi». Ma le vittime nella Regione ieri sono state 546: «Il dato che ci fa più male». E da oggi si parte con i tamponi per i medici di base e tutto il personale degli ospedali.
LE MASCHERINE
Archiviando ogni tipo di polemica, la Regione Lombardia in una settimana ha messo in piedi la filiera produttiva delle mascherine. «Non tutti i dispositivi di protezione vanno bene - spiega l'assessore lombardo all'Ambiente Raffaele Cattaneo - proteggono realmente solo quelli certificati. Abbiamo fatto una sorta di chiamata alle armi alle nostre aziende lombarde, chiedendo se potessero riconvertire una parte delle loro attività per produrre questi dispositivi». All'appello hanno risposto in 300 e circa 200 hanno contattato il Politecnico di Milano, incaricato, con un team di tecnici, di verificare la qualità dei materiali.
TABLET PER I RICOVERATI
Huawei e Fastweb hanno donato agli ospedali lombardi 250 tablet e smartphone, con relative sim card. Un gesto, ha piegato Giulio Gallera «per migliorare la comunicazione e la vicinanza, benché virtuali. Abbiamo raccontato anche di alcune nostre aziende ospedaliere che si sono ingegnate per consentire ai ricoverati di comunicare e vedere i propri parenti». I pazienti sono totalmente isolati, non possono vedere parenti e amici e poter alleviare l'agonia con una video chiamata non è un aspetto da sottovalutare per chi magari resta per giorno in un letto in corridoio e rischia di non entrare in terapia intensiva.
SUPPORTO PSICOLOGICO
In questo momento, le misure restrittive vanno a toccare «il benessere psicologico e gli equilibri all'interno dei nuclei famigliari così come le persone con disabilità che trovavano assistenza in varie forme presso centri specializzati, che ora non possono più fornire tali prestazioni». Il ministro della Salute Roberto Speranza sta attivando iniziative in questa direzione.
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