Cronache

La mostra della Caritas dove "si gioca" a fare i profughi siriani

L'iniziativa della Caritas di Vittorio Veneto è organizzata per far vivere ai partecipanti le vicissitudini dei profughi costretti a fuggire dalla Siria e che devono raggiungere l'Italia

La mostra della Caritas dove "si gioca" a fare i profughi siriani

Una mostra per capire cosa significhi fuggire dalla guerra e per capire cosa provano i profughi, quelli veri, provenienti dalla Siria. A organizzarla è stata la Caritas di Vittorio Veneto, in provincia di Treviso. Una mostra che ha due scopi: spiegare cosa si provi a dover abbandonare la propria casa sotto le bombe, ma anche far capire che esistono profughi che hanno effettivamente motivo per chiedere asilo in Italia.

Come spiega Il Gazzettino, la mostra funziona così. All'ingresso si riceve un passaporto siriano con una nuova identità. C'è anche una versione per famiglie, in cui si assume il ruolo di padre o di madre e vengono assegnati dei bambolotti. "Nemmeno il tempo di rendersi conto di come funziona il 'gioco', - spiega la testata - ed ecco che una voce allarmata urla che bisogna immediatamente scappare".

A quel punto, vengono forniti vestiti strappati, dollari finti, viene concesso il tempo di 10 secondi per prendere tutto quello che si può dalla casa che si è costretti ad abbandonare. E infine la guida, che sovrintende al tutto, urla di uscire fuori dalla casa trovandosi in una strada e con una borsa piena di acqua e beni essenziali.

A quel punto, tutti pronti alla fuga, i partecipanti alla mostra interattiva vengono messi davanti a due scelte: raggiungere l'Italia via mare, attraverso l'Egitto, oppure via terra, attraverso la Turchia. Per la prima opzione, il costo è di 2mila dollari, la seconda, invece, tremila. Nel secondo pannello si finisce davanti a loschi figuranti che recitano il ruolo dei trafficanti di uomini. E la speranza è di raggiungere l'Italia cercando di superare i controlli alle frontiere.

Come ha spiegato al Gazzettino Martina Tromena, la referente della mostra, "nel test fatto a gennaio abbiamo registrato 400 visitatori. Abbiamo visto ragazzi entrare da bulletti e uscire in lacrime. Il nostro compito non è imporre un' opinione, ma invitare a rivedere i propri pregiudizi, provando a calarsi nella vita di chi ha dovuto lasciare tutto.

Per questo ci rivolgiamo in particolare alle scuole e le prenotazioni stanno fioccando".

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