Msi pigliatutto: oggi sarebbe il primo partito

Msi pigliatutto: oggi sarebbe il primo partito

Le ucronie sono racconti su un presente immaginario che capovolge i fatti del passato così come sono realmente avvenuti. Per esempio: che cosa sarebbe successo se Hitler avesse vinto? Seguono, serie televisive anche bellissime come The man on the high Castle. L'ucronia che propone la rivista Il Primato nazionale è interessante se si sta al suo gioco che è ci sembra senza complessi di parte, dalla parte del vecchio Msi di Giorgio Almirante di cui Fratelli d'Italia si sente erede. Quel partito e quel leader avevano trovato una ragion d'essere che doveva andare oltre la vecchia radice neofascista. Per questa ucronia politica è stato chiesto a un campione di elettori di oggi come avrebbero votato nel 1983, in piena Prima Repubblica, quando l'offerta non conteneva Berlusconi, Lega di Bossi, né Fratelli d'Italia e meno che mai i 5 Stelle. La provocazione funziona, anche se poggia su un dubbio presupposto: la memoria non solo dei partiti, ma anche del contesto del passato da parte degli intervistati cui si chiede: come vi sareste mascherati nel carnevale politico del 1983? E si scopre che il Msi di Almirante avrebbe conquistato il primo posto sfiorando il 20%, un punto sopra i comunisti di Berlinguer (nel tondo); con la vecchia Dc al 17, i socialisti di Craxi ad un realistico 12 e poi ecco altri dati sorprendenti - gli italiani di oggi avrebbero premiato i partiti di ieri capaci di una visione netta e antagonista, sia di destra che di sinistra. Ecco dunque il Partito radicale di Pannella confermarsi su un glorioso 7, i liberali a un miracoloso 6 e l'estrema sinistra proletaria alla pari con i minuscoli repubblicani di La Malfa, entrambi sul quattro e mezzo.

Il viaggio nel tempo segnalerebbe il corpaccione sgonfio della balena bianca democristiana, per irrobustire la destra già neofascista di Almirante, di cui i Fratelli d'Italia si considerano eredi. Per chi come me ha vissuto quella stagione da testimone e cronista, immaginare è complicato perché ricordiamo i protagonisti, oltre al contesto: ecco ad esempio il De Mita «intellettuale della Magna Grecia» che si esprime in una lingua «intraducibile in inglese», capo della Dc in duello con Bettino Craxi che sparigliava a sinistra raccogliendo anche i frutti dell'immagine del Mussolini socialista. Il Movimento sociale di Almirante aveva smesso di essere scamiciato e da tafferuglio per indossare il doppiopetto. Tutto era diverso e non riproducibile ma il gioco ha egualmente senso perché rivela qualcosa sull'elettorato odierno e meno su quello passato. Prima che la Liga Veneta generasse la Lega Nord, il Veneto era un bestione e bastione di democristiani di ferro, così come le regioni rosse erano rosse come l'Unione Sovietica e dunque a quei tempi rispetto ad oggi c'era meno anarchia e anche meno libertà. Vigeva semmai il principio che nel Medioevo si definiva «cuius regio, eius religio» e cioè: la tua religione (politica) sarà quella del principe del posto in cui sei nato, tu non hai libertà di scelta. E questo a causa del contesto che oggi è sparito: la guerra fredda, la Chiesa, le Coop, i sindacati, i finanziamenti sovietici e quelli americani, le tangenti di Stato e il Manuale Cencelli avevano la meglio su qualsiasi ribellismo. Per borghesi schizzinosi e colti c'era il piccolo parco del partito repubblicano, poi cittadella dei socialdemocratici «di governo e di governo», e da poco tempo erano state messe a tacere le pistole e i mitra delle Brigate Rosse, dei Nar fascisti e di Prima Linea comunista. Nel 1983 l'Italia viveva un nuovo dopoguerra e stava buona a cuccia. La politica di governo era chiusa nel recinto detto «arco costituzionale» che escludeva i missini (li avrebbero sdoganati Cossiga e Berlusconi) ma permetteva ai comunisti di giocare da una posizione «in mezzo al guado» (senza scegliere definitivamente fra Occidente e Unione Sovietica) partite che oggi sarebbe impossibile rendere attuali. Nel 1983 la politica e gli elettori erano ammanettati a una realtà che oggi non c'è più. Le aree di protesta erano state limitate ai radicali (divorzio, aborto, diritti civili) e all'estrema sinistra alla sinistra del Pci, fino agli extraparlamentari rossi e neri - che avevano usato anche la violenza prima di essere riassorbiti dal sistema dopo una guerra militare e giudiziaria. Nel 1983 l'Italia non considerava i forconi, perché emergeva da un presente insanguinato.

Tutto il contrario mostra questo sondaggio ucronistico di oggi perché oggi il bancomat dell'offerta è fluido, propone movimenti liquidi, leader folgoranti e subito estinti come il Renzi al 40% e poi Di Maio, o nella preistoria Mario Segni, che non colgono il momento giusto per esercitare la leadership come invece riuscì a fare Berlusconi che tenne in vita tutto l'arco repubblicano ghigliottinato dal dipietrismo dei primi anni Novanta. Questo sondaggio retroattivo premia fortemente la destra missina come la sinistra comunista, ma dà molti muscoli a demoproletari, repubblicani e radicali. Quel che emerge è quel genere di atteggiamento che in America si chiama «libertarianismo»: individualista e insofferente, ma in un'area sovranista, la stessa da cui parte questo gioco stimolante e deliberatamente spericolato.

Gli italiani confermano di aver voglia di posizioni nette e fra loro antagoniste, rivendicando il prezioso diritto all'infedeltà e al libertinaggio elettorale. Il che conferma che nessun pascolo sarà più sicuro e che l'erba del vicino sarà sempre più verde.

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