Cronache

"Niente acqua, resti indietro". E il wrestler muore per il caldo

Il giovane wrestler si stava allenando sotto il sole, quando è stato colto da un malore dovuto al caldo, ma nessuno gli ha subito dato da bere

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Grant Brace, 20enne del Kentucky, è morto a causa del caldo torrido poiché i suoi allenatori di wrestling gli avrebbero negato l'acqua, quale "punizione per il suo scarso rendimento". È quanto è emerso finora dalle indagini sul decesso del giovane atleta, studente dell'Università statale di Cumberland. Il dettaglio relativo al rifiuto di fare bere dell'acqua al ragazzo è stato rivelato giovedì scorso dagli agenti della polizia locale.

In base alle ultime ricostruzioni forensi della vicenda, il 20enne era stato costretto a eseguire, in una giornata particolarmente calda dell'agosto dello scorso anno, ripetuti sprint su quella che viene definita la "collina della punizione", ossia lungo un dislivello di oltre 60 metri, poco distante dall'università citata. Mentre lui e gli altri componenti della squadra di wrestling universitaria stavano eseguendo gli esercizi, un malore avrebbe iniziato a compromettere la stabilità fisica e mentale di Brace.

Lo studente, chiaramente sfiancato dal caldo, avrebbe quindi chiesto agli allenatori della squadra di potere bere, ma gli sarebbe stato negato il permesso perché "era rimasto indietro" rispetto al resto dei suoi compagni. Gli allenatori avrebbero infatti negato un po' di refrigerio al 20enne quale punizione per le "scarse performance sportive" di lui.

Secondo quanto raccontato dai testimoni interpellati dalla polizia, il giovane stava visibilmente male per via del caldo, si contorceva a terra, parlava in modo confuso. Alla fine, Brace aveva iniziato a vomitare, ma, nonostante il palese malessere del ragazzo, nessuno gli avrebbe allora portato dell'acqua. Al termine dell'allenamento, il 20enne non si è più rialzato da terra, immerso nel suo stesso vomito, spossato dal caldo e stroncato da un infarto.

Ulteriori testimoni ascoltati di recente dalla polizia del Kentucky hanno contribuito ad aggravare la posizione processuale degli allenatori di wrestling del ragazzo evidenziando che questi ultimi erano soliti ricorrere ad "abusi verbali" verso i giovani atleti e addirittura a "punizioni al limite della sopportazione" ai danni dei giovani che non si allenavano seriamente.

A detta di alcuni degli stessi testimoni, gli allenatori incriminati, negli istanti in cui il 20enne si sentiva male in quella giornata di agosto, avrebbero persino bloccato alcuni compagni di squadra di Brace dal portargli dell'acqua.

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