"Nelle terapie intensive ora più vaccinati fragili. La terza dose ci salverà"

Il presidente dei rianimatori, Antonio Giarratano: i no vax ricoverati oltre l'80%. Con i richiami conterremo l'ondata

"Nelle terapie intensive ora più vaccinati fragili. La terza dose ci salverà"

Qualcosa sta cambiando nei reparti di terapia intensiva e ci si prepara a tirar fuori dai cassetti il piano di emergenza. Per la quarta volta. A spiegarci cosa sta accadendo è il presidente di Siaarti, la società degli anestesisti, Antonio Giarratano, professore di Anestesiologia della scuola di medicina dell'università di Palermo, fresco di nomina.

Le terapie intensive dovrebbero essere l'ultimo anello della catena a mobilitarsi nella gestione dei casi. Eppure...

«Noi non vorremmo lavorare. E non lo dico con i toni della rimostranza sindacale. Quando lavoriamo noi anestesisti allora significa che il sistema sanitario ha fallito. Una volta in terapia intensiva, i pazienti hanno una possibilità di morire che va dal 30 al 70%».

Gli oltre 10mila contagi quotidiani cosa significano per i vostri reparti?

«Vogliono dire che fra tre settimane, al massimo un mese, saremo in affanno. Prima dei vaccini erano a rischio 60 milioni di persone e in terapia intensiva ne confluiva il 2-3%. Ora le percentuali sono più basse perchè i bersagli del virus sono 8 milioni di persone, principalmente i non vaccinati. Ma vuol dire comunque un flusso di 40-60mila persone. E poi ci sono altri fattori di rischio».

Quali?

«Quest' anno per la prima volta vivremo l'effetto somma. Intendo la somma del Covid e dell'influenza che questo inverno sarà particolarmente dura e - vale la pena ricordarlo - in Italia uccide 9mila pazienti all'anno. Gran parte di questi pazienti passa dalla terapia intensiva».

I letti basteranno per tutti?

«Per ora si. Ma se scatta il piano di emergenza dobbiamo tener liberi parte dei letti per i pazienti Covid. Con il rischio che non ce ne siano più per gli altri malati: i casi gravi di influenza e i pazienti cronici, dai cardiopatici agli oncologici».

Oggi chi è ricoverato in terapia intensiva?

«Fino a tre settimane fa il 95% erano pazienti Covid non vaccinati e il 5% pazienti fragili. Ma sta cambiando qualcosa e stiamo notando che si aggravano anche pazienti vaccinati con problemi di obesità e di ipertensione, facendo salire la percentuale dei fragili al 12%-15% a seconda della regione. Per ora si tratta di piccoli numeri, ma sta accadendo».

E i vaccinati? Si ammalano anche loro?

«Solitamente in forme lievi. Se si verifica un caso di contagio.su 100mila vaccinati è del tutto normale. I vaccini hanno una copertura al 90%. Per questo è fondamentale velocizzare i tempi sulla terza dose. Non capisco perchè la gente si stupisca del richiamo quando da anni ogni inverno ci sottoponiamo al vaccino influenzale».

In Inghilterra, dopo il picco delle scorse settimane, sembra che la situazione si stia nuovamente normalizzando.

«Grazie alla terza dose, anche da noi si potrebbe presto contenere tutto, come dimostrano gli studi di Israele e Stati Uniti. Resterà un problema: ora si sta per bloccare nuovamente la sanità non Covid e di cosa significa ce ne accorgeremo solo l'anno prossimo, quando ci saranno più morti per le altre patologie che per il Covid».

Lei ha cominciato come presidente Siaarti della quarta ondata.

Si parlerà ancora di Covid con la fine del suo mandato?

«Fra quattro anni spero che saremo in grado di gestire un'emergenza. Il Pnrr è un'occasione unica anche per riformare la sanità, a cominciare da quella del territorio, non sprechiamola».

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